>> Il Pavese Festival 2011 chiude con Hemingway ed il concerto di Shel Shapiro

Venerdì 26 agosto si conclude l’undicesima edizione del Pavese Festival con una giornata ricca di eventi che si svolgerà a Santo Stefano Belbo, città natale dello scrittore.

A partire dalle 17.30 nell’elegantissima cornice del Giardino d’inverno del Relais Resort San Maurizio sarà recitato un dialogo, scritto da Franco Vaccaneo, che immagina un incontro post-mortem tra Cesare Pavese ed Ernest Hemingway i quali, nel Bar Hemingway del Relais San Maurizio, si confrontano sulle rispettive esperienze esistenziali e sul loro modo di rapportarsi con la vita e la morte, la storia e il destino. E’ anche un confronto tra due idee di letteratura innovative sul piano stilistico e tematico che hanno fatto scuola, in America come in Italia.
Hemingway sarà interpretato da Giovanni Marco Cavallarin, mentre sarà lo stesso Franco Vaccaneo a dar voce a Pavese.

Partecipa John Hemingway, nipote dello scrittore ed autore di “Strange Tribe: A Family Memoir” in cui esamina le similitudini e la complessa relazione fra suo padre Gregory Hemingway e suo nonno, premio Nobel per la letteratura, Ernest Hemingway; nello specifico si focalizza sul problema di travestitismo del padre, del suo cambiamento di sesso e del suo legame con Ernest Hemingway.

A seguire, dalle 21.30, in Piazza San Rocco, presso l’anfiteatro “I mari del sud”, andrà in scena Beatnix, un progetto artistico di Edmondo Berselli, che ne ha curato i testi, e Shel Shapiro.

Lo spettacolo, interpretato da Shel Shapiro, è una storia raccontata che cantata le tre Americhe. La prima America è il continente che conosce la Grande depressione del 1929, quando la caduta dell’economia impoverisce drammaticamente la società. Sono numerosissimi i lavoratori che devono abbandonare le città e mettersi in cammino, per cercare un pasto o una moneta. Soltanto il grande sforzo del New Deal rimetterà in moto gli Stati Uniti. In quella terra polverosa nascono i poeti e gli scrittori che negli anni Cinquanta sconvolgeranno le convenzioni letterarie, politiche e morali della seconda America, quella degli anni Cinquanta. Sono Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti, William Burroughs. Cercheranno di raccontare le strade materiali e immaginarie della loro vita. E tutti insieme si dirigeranno idealmente nella terza America: quella dei grandi raduni democratici, dove alcune generazioni si riuniscono per lottare contro la segregazione razziale, per una società più libera, per i diritti civili.

Un ragazzo di neanche vent’anni sale sul palco, e la gente ammutolisce. Si fa chiamare Bob Dylan, e canta come non ha mai cantato nessuno. Tutta l’America si mette ad ascoltarlo, perché all’improvviso sente che «la risposta è nel vento».
Per descrivere queste tre Americhe, Shel Shapiro racconta una storia collettiva, interpreta testi e poesie dei poeti dell’età del beat, le canzoni di Woody Guthrie e di Bob Dylan e di altri interpreti dell’epoca. Ciò che ne risulta è un ritratto vivace di un mondo da cui è nata la sensibilità artistica, civile e politica del nostro tempo.

Lo spettacolo è gratuito ed andrà in scena al calar del sole.

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