Il Moscato tra rese – prezzi e nuove proposte

Nulla di fatto, ai primi d’agosto,  sul fronte della ‘paritetica’, la commissione che deve soddisfare le esigenze  dei produttori e degli industriali in merito ai prezzi e alle rese dell’uva Moscato d’Asti.

Le case spumantiere avrebbero rigettato la richiesta di un leggero aumento del prezzo avanzata dai rappresentanti dei viticoltori delle 7mila aziende dislocate nei 52 Comuni del Moscato, nelle Province di Cuneo, Asti e Alessandria.

L’anno scorso l’uva era stata pagata 10,65 euro al miriagrammo, con una resa di 105 quintali all’ettaro. Quest’anno le case spumantiere vorrebbero una resa di 95 quintali ettaro, ma la parte agricola teme un aumento smisurato dello stoccaggio, anche alla luce degli ultimi dati di vendita e imbottigliamento che hanno segnato una netta flessione rispetto all’anno scorso.
In sostanza, le decisioni sembrano lontane, anche se, in  fatto di prezzo, la decisione dovrebbe essere stata tracciata nel 2012 anche per il 2013.

Asti farà il 53°? Sul versante,  torna a far parlare di sé la questione dell’inserimento  del Comune di Asti nella zona delle docg ‘Asti’.
“L’ultima mossa – scrive Giancarlo Montaldo – sembra essere quella del 22 luglio, quando un nuovo decreto del Ministero delle politiche agricole ha ritenuto che l’inserimento del Comune di Asti sia stato fatto in maniera impropria in quanto non si configurerebbe come correzione del disciplinare di produzione bensì come aggiornamento. Adesso si attende la pronuncia del Consiglio di Stato al quale si è rivolta l’azienda Zonin, titolare dei vigneti che potrebbero beneficiare di questa inclusione. All’orizzonte di profila la ferma presa di posizione della regione Piemonte che manterrebbe operativo il blocco delle iscrizioni alle docg Asti, vanificando di fatto ogni ampliamento della zona di origine”.

132 ql ettaro? A muovere ancor più le filiere del Moscato, c’è anche chi ipotizza il potenziamento produttivo dell’Asti indicando in 132 quintali di uva per ettaro una resa costante anno per anno da suddividere tra l’attuale quota a denominazione d’origine (tra i 90 e 110 quintali) e quella rimanente destinata a produrre vini (non doc e docg) da commercializzare solamente come varietali con il riferimento al vitigno Moscato.

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