Forno: «Vendemmiatori stranieri: no ai bivacchi e al buonismo inutile»

Massimo FornoMassimo Forno agricoltore e presidente di Confagricoltura Asti: «Le polemiche scaturite attorno al “caso Canelli”, riferito ai vendemmiatori stranieri accampati nell’area messa a disposizione dall’amministrazione comunale, meritano una presa di posizione da parte di un’organizzazione di categoria come Confagricoltura Asti che ha il più alto numero di ore datoriali di lavoro agricolo della provincia di Asti.

Dico subito che come associazione siamo contrari alla costruzione di strutture stabili per l’accoglienza di potenziali lavoratori agricoli stranieri che ogni anno giungono nelle nostre zone per la vendemmia e la raccolta di frutta.

Siamo contrari perché la mancata regolamentazione e lo scarso controllo dei flussi di questi lavoratori causano non solo infrazioni alle norme del lavoro, come l’utilizzo di manodopera in nero (e in questo senso chiediamo un giro di vite sui controlli), ma sono all’origine anche di contraccolpi al vivere civile di comunità, come quella canellese, che annualmente devono fare i conti con bivacchi e accampamenti i quali, se incentivati, creano, come è accaduto nel Cuneese, vere tendopoli con centinaia di persone che, se non assorbite dal mercato del lavoro o impiegate in nero, rischiano di diventare fonte e vittime esse stesse di disagi, dallo sfruttamento all’insofferenza fino all’intolleranza. Situazioni inaccettabili per un Paese civile.

A nostro parere ci si dovrebbe concentrare sulla creazione di centri di preselezione e indirizzo da organizzare direttamente nei Paesi di origine dei potenziali lavoratori agricoli. In questo modo nelle aree di raccolta arriverebbero non operatori fai-da-te, non disperati senza una sistemazione, ma lavoratori incanalati in flussi controllati e controllabili.

Questo si dovrebbe fare. Al di là di ogni strumentalizzazione politica che puntualmente ottiene grande risalto sui media, senza, però, contribuire a risolvere il problema, nel segno di un buonismo tanto di facciata quanto inutile e che, anzi, non fa che ravvivare recriminazioni e polemiche sterili.

Se si vuole risolvere il “caso Canelli”, ed evitare che se ne creino altri magari incentivando a dismisura flussi di disperati, il percorso è un altro. Ma molti sembrano far finta di non capire.»

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