Malgrado il quasi travolgente aumento delle superfici verificatosi negli ultimi due anni in Piemonte (dai 18mila ettari del 2015 agli oltre 23mila attuali, di cui più di 5mila in provincia di Asti, seconda dopo Cuneo) la nostra regione produce non più del 3,7% del totale mondiale su un’area che non supera il 2% dei terreni a noccioleto esistenti nei 29 paesi oggi produttori nel mondo.
Diventano dunque obiettivi obbligatori non quelli della quantità e degli impianti indiscriminati tra collina e pianura, bensì quelli della ricerca di una qualità crescente, di pratiche agronomiche sempre più attente ed efficaci, dell’adozione di metodi innovativi sia nella fase colturale che in quelle della trasformazione e della commercializzazione, ed infine della creazione di un sistema integrato capace di valorizzare il prodotto in tutte le sue fasi ma anche di tutelarne la sopravvivenza nei momenti di difficoltà.
Di questo e di molto altro si è discusso alla Fiera della nocciola di Castagnole Lanze, in un affollatissimo convegno organizzato dalla Cia-At Piemonte e dal Comune di Castagnole, lunedì 28 agosto, con il supporto logistico della Confederazione italiana agricoltori di Asti, che aveva il significativo titolo di “Cara nocciola…quanto mi costi?”.
Dopo i saluti del sindaco Carlo Mancuso, l’assessore all’agricoltura di Castagnole, Mario Coppa ha sottolineato la necessità di usare tutte le cautele del caso nell’impianto di nuovi noccioleti non facendosi troppo ammaliare dalle alte quotazioni ma considerando fattori di grande rilievo come i costi di produzione e le esigenze del mercato.
Sviluppando questi due grandi temi sono poi intervenuti il presidente provinciale della Cia (e produttore corilicolo) Alessandro Durando, l’assessore regionale all’agricoltura Giorgio Ferrero, i ricercatori dell’Università di Torino Stefano Massaglia e Francesca Serra e l’esperto di AgriOn Claudio Sonnati.
Particolarmente interessante la trattazione di Massaglia e Serra che ha preso in esame i costi di produzione di un corileto dal momento dell’impianto a quello della piena produzione. Costi che si aggirano, compresi anche i trattamenti oggi necessari per affrontare, tra l’altro, l’invasione della cimice asiatica, sui 3800/4000 euro l’anno. Il costo iniziale dell’impianto varia tra gli 8 ed i 12 mila euro mentre il reddito di un ettaro di corileto in piena produzione (non prima di 9/10 anni da quella dell’impianto) si aggira, con le quotazioni attuali, sui 26mila euro.
Cifre che devono far riflettere e che richiedono comunque l’assoluta ricerca della qualità – per una cultivar come quella della Gentile trilobata del Piemonte considerata tra le migliori se non la migliore al mondo – e la creazione di un Sistema Piemonte che tuteli la denominazione e ne promuova la commercializzazione.
Una voce “forestiera” ma assolutamente interessante è stata quella di Alessandro Mastrocinque, presidente della Cia della Regione Campania (una delle due regioni maggiori produttrici d’Italia) che ha auspicato che non solo si arrivi ad un sistema Piemonte ma ad un “sistema Italia” in quanto, a prescindere dalle cultivar prodotte in ogni regione, esiste l’impellente necessità di valorizzare le nocciole nazionali e di tutelarle da una crescente presenza straniera sui mercati nazionale e internazionale.
A chiudere il convegno le parole del presidente nazionale della Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino, che, preso atto della sempre minor marginalità della corilicoltura nel panorama agricolo piemontese e nazionale, ha lanciato un appello a tutti i produttori per una costante attenzione alla selezione clonale delle piante madri che costituisce la base irrinunciabile per avere qualità superiori e, sotto il profilo dello sbocco commerciale, ad aprire un serio discorso con le industrie allo scopo di discutere proprio con questi quasi sempre determinanti soggetti, le linee di sviluppo del comparto.
Al termine del convegno l’assessore Ferrero ha annunciato il prezzo indicativo delle nocciole per la campagna 2017 (335 euro al quintale) procedendo poi alla premiazione di quindici aziende segnalatesi per la quantità e la qualità delle nocciole.