All’incontro della CIA con i viticoltori del Moscato, la questione delle giacenze

Scanavino Ricagni wCome se non bastassero le tremende grandinate di questi giorni, a turbare l’estate dei viticoltori dell’area di produzione del Moscato è anche quest’anno in primo piano – non una novità, purtroppo – la questione delle giacenze dovute ad una contrazione delle vendite, dell’Asti in questo caso, che paiono essere arrivate ben al di sopra del livello di guardia e che sono al centro di un lungo e difficile confronto tra le parti all’interno del Tavolo di filiera (la nuova denominazione di quella che un tempo era la Commissione paritetica per l’accordo interprofessionale) riunitosi nelle scorse settimane nella sede del Consorzio di tutela ad Isola d’Asti.

Se ne è discusso a lungo venerdì 29 luglio a Nizza Monferrato in un incontro con i viticoltori organizzato dalle Cia di Asti, Alessandria a Cuneo, presenti il Presidente nazionale della Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino, i vertici regionali e provinciali dell’organizzazione ed il parlamentare astigiano, on. Massimo Fiorio.

Assente invece la Regione che è stata chiamata più volte in causa proprio per il suo tiepido coinvolgimento nella controversia, contrariamente a quanto è accaduto, con risvolti quasi sempre positivi, negli ultimi decenni.
Dopo gli interventi di apertura del presidente provinciale della Cia di Asti, Alessandro Durando e di quello regionale, Lodovico Actis Perinetto, che hanno evidenziato come l’incontro sia stato organizzato per dare voce ai viticoltori, che costituiscono l’insostituibile base del “sistema Moscato” ed anche i primi a patire gli effetti delle sue cicliche crisi, il tecnico della Cia di Asti, Marco Pippione, ha fornito i dati aggiornati sull’andamento del mercato di Asti e Moscato d’Asti, riferendo anche dell’inquietante livello raggiunto dalle giacenze di prodotto stoccato e invenduto.

In estrema sintesi la commercializzazione dell’Asti registra un costante calo dal 2012 al 2015 (da 99 milioni di bottiglie a 57) ed una crescita del Moscato (da 25 a 27 milioni) mentre per quanto riguarda i primi sei mesi del 2016 il calo dell’Asti si conferma con un meno 5,6% ma il Moscato evidenzia un meno 3%. Per quanto riguarda invece le giacenze si è passati dalla mancanza di prodotto del 2010, ad uno stoccaggio, altalenante ma costante (177mila ettolitri nel solo 2015) che oggi ammonta complessivamente a circa 450mila ettolitri.

“Una quantità che pesa in modo significativo sulle dinamiche gestionali dell’intero sistema – ha affermato Carlo Ricagni, direttore della Cia di Alessandria e rappresentante della Cia al Tavolo di filiera – e che è in questi giorni al centro della discussione per la definizione delle rese della prossima vendemmia”.

La parte agricola, presentatasi unita, per la prima volta dopo qualche anno, alla discussione, ha proposto in un primo tempo di ridurre la resa/ettaro ad 80 quintali più dieci di prodotto bloccato su cui applicare una ritenuta che ha il compito di formare un “tesoretto” (la stima è di 7,5 milioni di euro) da destinare alla promozione, con gestione “agricola”. La parte industriale ha risposto con una controproposta di 70 quintali/ettaro e gestione del fondo da parte del Consorzio di tutela.

Le parti sono sembrate avvicinarsi nei giorni scorsi con un aumento a 75 q.li/ha da parte industriale, ma la discussione si è poi arenata su questioni collaterali tanto che alla fine gli agricoltori hanno provocatoriamente proposto una resa tra i 50 ed 60 quintali ad ettaro (“in modo –ha ancora affermato Ricagni – che si risolva una volta pere tutte la questione delle giacenze”). Una provocazione che pare aver avuto un qualche riscontro, visto che proprio gli industriali hanno richiesto un nuovo incontro da tenersi tra qualche giorno.

Sulla base di queste considerazioni si è aperto un vivace dibattito in cui sono intervenuti alcuni viticoltori delle tre province (tutti critici, dopo aver sottolineato la gravità dei rischi economici che stanno correndo le loro aziende, nei confronti dell’attuale gestione del comparto, con particolare riferimento alla mancata ricerca di qualità del prodotto, ad un’eccessiva estensione della zona di produzione, alla esigenza di massima trasparenza nell’eventuale gestione del fondo promozionale).

Un po’ controcorrente quello del dr. Ezio Pelissetti (un tempo direttore del Consorzio, oggi amministratore di Valoritalia) che si è detto del tutto contrario non soltanto a mettere in commercio “nuovi” Asti, come da più parti si sta pensando di fare (“abbiamo l’unico spumante aromatico d’Italia e d’Europa e vogliamo cercargli alternative?”) ma anche a ridurre le rese: “una strada a senso unico che sarebbe deleterio imboccare. Cerchiamo piuttosto di vendere meglio il prodotto che abbiamo, chiedendo all’industria di assumersi le proprie responsabilità in questo momento di difficoltà ma anche alla Regione che non può certo essere assente in un contesto in cui invece la sua opera di garanzia e di mediazione è assolutamente indispensabile”.

La chiamata di responsabilità nei confronti della Regione è stato anche uno degli argomenti di spicco trattati dal presidente nazionale Scanavino nel suo intervento conclusivo. “Dobbiamo oggi mettere in campo tutte le opzioni possibili – ha affermato – per giungere ad un accordo sostenibile dagli agricoltori senza farci bloccare da quella sorta di falso scopo che è il problema delle giacenze.

Il surplus va gestito non certo con la riduzione delle rese ma con uno strumento capace di smaltirlo e credo che il Consorzio possa essere l’ente accreditato per attuare questa gestione, evitando, per esempio, che qualcuno abbia le cantine piene e qualcun altro vuote. In questo frangente è però indispensabile l’operato della Regione che può anche attivare, sotto la sua egida, strumenti finanziari in grado di rendere possibile lo smaltimento delle scorte senza che queste debbano diventare una “facile scusa” per ridurre i costi a spese dei viticoltori”.

Scanavino ha poi annunciato che si farà personalmente interprete del disagio dei viticoltori presso la Regione chiedendo all’Assessore un suo intervento di mediazione più efficace e profondo nella discussione in atto, allo scopo di giungere ad un esito positivo, anche se non esaltante, degli accordi di filiera per la prossima vendemmia”.