Decisamente critico sulla nuova organizzazione della manifestazione “Canelli, città del Vino” è l’ex sindaco di Canelli Oscar Bielli: «Ottima l’idea di riappropriarci della paternità delle bollicine, anche se poi il pubblico ai convegni preferisce Pupo…
Ma a proposito di paternità. Mi si consenta di ricordare (umana debolezza) che un tempo esistevano a Canelli due distinte manifestazioni mirate ad evidenziare le nostre peculiarità: Canellitaly (maggio), Canelli, città del vino (settembre).
Scopro oggi che i due momenti sono stati uniti, sacrificando l’Assedio, e non ne comprendo la logica. A volte unire non crea crescita ma confusione. I target di riferimento erano e sono diversi. Le spese raddoppiate.
Infatti l’esposizione della nostra tecnologia non è cosa da “fiera paesana” ma da addetti ai lavori.
Sarebbe indispensabile creare prima i presupposti di marketing e poi l’appuntamento.
Canellitaly prevedeva (nelle sue tre edizioni conclusesi col mio mandato) la presenza di delegazioni da tutto il mondo (l’ultima edizione ne contò 14 da Cina, Brasile, Australia, USA ecc.) che visitavano le sedi aziendali senza dare disturbo né costi alle aziende.
Venivano a conoscenza delle produzioni ed attivavano eventuali trattative. Il tutto in modo professionale e discreto. Non ritengo la “sauna” di piazza Zoppa possa aver creato analoga ed idonea condizione.
Di Canelli, città del Vino sappiamo tutto, motivazioni, logica, riscoperta delle tradizioni, coinvolgimento popolare. Nacque per evidenziare le Cattedrali Sotterranee e distinguerci dalle sagre di paese in cui pare si sia ricaduti.
Ma era il caso di sottrarre la manifestazione ai tradizionali appuntamenti vendemmiali settembrini per sottoporla alla canicola estiva. Il caldo non era già una contro indicazione per l’Assedio? La gente non va a votare il proprio sindaco per il caldo, figuriamoci se sfila tra bancarelle grondanti grasso di salumi e formaggi.
Chissà perché primavera, settembre, ottobre sono i mesi più ambiti per le manifestazioni dedicate all’enogastronomia… da altri.
Stiamo parlando di iniziative che, nascendo da una buona idea, crearono buoni presupposti ed ottime opportunità, Unesco inclusa. Quello che le sta rovinando, forse per mancanza di nuove buone idee, è la fregola del cambiamento a tutti i costi. Dimenticando che si può cambiare anche in peggio.»