A primo meeting 2009/2010 del Lions Club Costigliole d’Asti (prof. Luigi Solaro, presidente), mercoledì 23 settembre, l’assessore provinciale delegato all’Unesco, Annalisa Conti al ristorante ‘Grappolo d’oro’ di Canelli, ha trattato de “Il nostro territorio candidato a patrimonio dell’Umanità dell’Unesco”.
L’idea dell’Unesco partì, negli anni 2002/3, dall’allora sindaco Oscar Bielli e Sergio Bobbio, direttore Ufficio Manifestazioni. Intendevano valorizzare il tesoro delle cantine storiche, vere ‘Cattedrali sotterranee’ per il loro contenuto ‘sacro’, culturale, storico, economico. Dopo una prima consultazione con la Regione ed alcuni funzionari Unesco a Parigi, è arrivato l’incontro con i funzionari dei Beni culturali da cui è emerso che le sole cantine non potevano avere tutti i requisiti per accedere all’Unesco e il discorso si è ampliato ai molti “Paesaggi vitivinicoli tipici del Piemonte” che presentano valenze uniche, culturali, storiche, di bellezza assoluta e quindi con le caratteristiche richieste.
Nel 2006 lo Stato italiano ha iscritto il progetto dei ‘Paesaggi vitivinicoli’ come possibile candidato all’Unesco e furono coinvolti la Regione, la Sovrintendenza di Torino, le province di Asti, Cuneo, Alessandria che, nel 2007, firmarono l’intesa.
Nel 2008 e 2009 si è svolto tutto il lavoro burocratico, sconosciuto ed impegnativo della minuziosa raccolta dati e documenti che ora “ci permettono di dire che il progetto non è più un solo un sogno, ma un ben preciso progetto di candidatura che dovrà essere depositato, entro il 31 ottobre, al ministero, che, a sua volta, dopo le possibili correzioni, presenterà a Parigi.
<p style=”text-align: justify;”>Una candidatura difficile perché stiamo parlando non di un monumento, ma di un paesaggio esteso, non statico (modificato non sempre correttamente dall’uomo) con eccellenze vitivinicole a macchia di leopardo (… i fondovalle!!!). Un perimetro complesso, unico, comunque comprensivo delle zone Langhe, Monferrato e Roero, divise in ‘core zone’ (zone di eccellenza) e ‘buffer zone’ (zone cuscinetto).
Nelle zone di eccellenza non sono state inserite il Roero e l’Ovadese ed altre più piccole, a macchia di leopardo, non perché meno belle, ma perché prive della storia e della cultura del territorio o perché non inserite in piani regolatori adeguati o perché non sono state date garanzie per la manutenzione del paesaggio, ‘per sempre’.
“La difficoltà di fondo è nota a tutti: occorre mettere su un piano che permetta di sanare le criticità, in particolare, dei fondo valle e dei capannoni. Indipendentemente dal riconoscimento Unesco, tutti dobbiamo essere orgogliosi e portare nel sangue il patrimonio economico, culturale, storico del nostro territorio ed essere preparati a rispondere ai funzionari Unesco che, in borghese, gireranno a vedere e sentire quanto la gente di queste terre, conosca e creda al progetto. Per questo da ottobre partirà una nutrita campagna di informazione”.
Conti termina la sua precisa relazione ricordando come tutte le località Unesco abbiano avuto una crescita del Pil dal 30 al 60%. In risposta alle varie domande, ha poi smentito due grossolane ‘leggende’ che l’Unesco porti direttamente euro (ci saranno canali referenziali per cui arriveranno dall’Europa, dalla Regione ecc…) e che i divieti abbiano effetti pregressi.
“E’ con vero orgoglio – ha concluso la Conti – che posso annunciare che sarà la Cassa di Risparmio di Asti, il partner ufficiale del progetto”.