Rifiuti: la tariffa puntuale si baserà sulla quantità e qualità dei rifiuti

Nella gestione dei rifiuti solidi urbani per le utenze domestiche è attualmente in vigore la tariffazione normalizzata, ma essa sta per essere sostituita dalla tariffazione puntuale. La prima per il calcolo della tassa si basa sulla superficie dell’abitazione del contribuente, a volte con alcuni piccoli correttivi.

La seconda è adottata volontariamente già dal 2015 da ben 780 Comuni italiani con in testa il Consorzio Priula di Treviso, classificato dall’Istituto per la Protezione Ambientale (Ispra) “eccellenza a livello nazionale”. Essa segue un criterio opposto e si basa sulla quantità e sulla qualità dei rifiuti consegnati alla raccolta. Sotto la spinta di gruppi di cittadini virtuosi ed attenti alla custodia dell’ambiente e di Consorzi lungimiranti anche la politica sta cambiando rotta.

Il mantenimento della tariffa normalizzata ha creato enormi disparità nell’importo della tassa sui rifiuti. Nel Comune di Roma ad esempio si paga il 14% in più di Tari rispetto alla media nazionale, in Friuli Venezia Giulia il 40% in meno.

Il passaggio alla tariffazione puntuale è ormai inderogabile perché la tariffazione normalizzata mostra tanti punti debolezza. Ne elenchiamo alcuni. Non stabilisce alcuna relazione tra l’importo della tassa e la quantità dei rifiuti prodotti . Produrre tanti rifiuti a produrne pochi, differenziarli con scrupolo e meno l’importo della tassa non cambia.

I comportamenti virtuosi restano attivati dai cittadini virtuosi che però non hanno alcun riconoscimento se non quello gratificante di essere personalmente attenti alla custodia dell’ambiente.

Il servizio di raccolta, trattamento e smaltimento appare gratuito. I rifiuti li portano via e questo basta.

L’interesse a ridurre i rifiuti non è considerato, quello di custodia dell’ambiente neanche.

Deresponsabilizza il cittadino che non sente alcun obbligo verso la sua comunità. Lo induce a fare quello che più gli è comodo o conveniente. Tale comportamento è giustificato dal pagamento dell’imposta, ma dirompente sul piano della condivisione della responsabilità sociale.

La gestione del servizio è calata dall’alto sul cittadino con un sistema di accertamento e di valutazione della tassa facile da attivare (i mq dell’abitazione), ma iniquo.

La mano pubblica assume un ruolo centrale per apportare correttivi ed incentivi a favore di determinate categorie di cittadini (compostaggio domestico, produzione di “rifiuti” specifici come il verde, localizzazione dell’abitazione)

L’intervento pubblico che concede riduzioni ed abbattimenti di tariffa poggia su basi non oggettive e varia sensibilmente da un Comune all’altro (va dal 5% al 30% ). Il sistema poggia su un alibi: se si chiede al cittadino di pagare per il suo rifiuto si corre il rischio che egli lo abbandoni nell’ambiente. È un alibi inaccettabile, rinunciatario – non somministra la medicina amara al paziente per non perderlo -. Chi lo sostiene afferma: “Cosa posso farci se ci sono cittadini non virtuosi?”. Tale alibi elude a priori la possibilità e il dovere da parte di chi governa il sistema dei rifiuti di fare orientamento, educazione e richiami ad assumere comportamenti virtuosi. Pensare e sostenere che il cittadino non abbia sensibilità ambientale è un atteggiamento strumentale e non educativo, dirompente sul piano dei rapporti sociali. Nessun educatore dà per scontato che la sua azione sia inefficace. (Romano Terzano)