Per il Consorzio dell’Asti, pomeriggio storico, venerdì 15 gennaio, ad Isola d’Asti, dove il Presidente Paolo Ricagno ha presentato, al Cda, le nuove linee dell’ente che controlla e dà garanzia ad un comparto che vale 500 milioni di euro.
In una serrata assemblea, dove sono stati spenti i cellulari e, ad intervalli di un’ora, è stata concessa la pausa ‘sigaretta’, Ricagno ha presentato il piano di rilancio che il Consiglio di Amministrazione ha approvato, dopo aver ratificato le dimissioni di Martini & Rossi, Gancia e della cantina sociale ValleBelbo ed aver eletto i nuovi eletti nel Cda: Gianni Marcegalli della Campari, alla vicepresidenza (sostituisce Giorgio Castagnotti della Martini & Rossi), Gianni Martini (F.lli Martini – S.Orsola) e Stefano Ricagno, 30 anni, figlio del Presidente, in rappresentanza dell’Antica vineria di Castel Rocchero.
Dall’assemblea, “chiamata gestire un settore strategico per il vino piemontese e italiano mi aspetto serietà, rigore e riservatezza”, non è emerso nulla di diverso da quanto già preannunziato dallo stesso Presidente Paolo Ricagno e dal direttore Aldo Squillari.
Dei 27 milioni cominceranno ad esserne spesi cinque, metà per rilanciare l’Asti sul mercato già collaudato e metà per un nuovo mercato.
Il marchio consortile non sarà più concesso a chi non lo merita e tratta l’Asti come un prodotto ‘civetta’, o a prezzi sviliti e non sarà più concesso il ‘Tuteraggio’ (produzione dell’Asti con il marchio di terzi).
Nessun dramma per l’uscita dal Consorzio della Martini & Rossi, della Gancia e della Cantina Valle Belbo. “Comunque le porte restano sempre aperte per tutti. E i risultati del nuovo progetto arriveranno, presto” garantisce Ricagno.
Non sembra che ci siano problemi per l’accordo interprofessionale che, per il 2010, prevede già ‘un paracadute’ con prezzi minimi delle uve già fissati a 9,55 euro al miriagrammo e che vedrà coinvolte anche le aziende che si sono distaccate dal Consorzio.