L’on. Roberto Marmo, con un comunicato, riferisce di aver firmato il referendum che ha come scopo il taglio drastico alla busta paga dei parlamentari. Lo ha fatto sabato mattina 21 luglio, negli uffici del Comune di Canelli. E a chi, all’uscita del palazzo comunale, gli ha detto che il suo gesto poteva apparire come un “suicidio” politico, uno sparigliamento populista, ha risposto così: «Ma quale suicidio politico! Ma quale sparigliamento! Io parlamentare da poco più di un anno ho firmato il referendum che vuole diminuire lo stipendio dei parlamentari per un senso di coerenza. Ho sempre ritenuto un dovere morale, prima che gestionale, il buon uso dei denari pubblici. Da presidente della Provincia di Asti – ha ricordato Marmo – tagliai lo stipendio della giunta del dieci per cento e lo feci in tempi non sospetti, con la crisi economica ancora da venire. Ora che la situazione è drammatica mi sembra opportuno che si torni all’etica della politica al servizio dei cittadini e non delle tasche di chi la fa».
Marmo, che in parlamento fa parte del gruppo Popolo e Territorio nell’ambito del Pdl, ricorda di essere stato “firmatario anche di molte proposte che hanno anticipato in qualche modo l’azione del Governo Monti di tagliare la spesa pubblica”. «Ho presentato molti emendamenti che andavano in quel senso – ha dichiarato il parlamentare astigiano -, dall’eliminazione della carta in materia di documenti parlamentari, per cui spendono ancora oggi milioni di euro, servendosi solo ed esclusivamente della posta elettronica; alla proposta di taglio del numero dei parlamentari e della limitazione a tre dei loro mandati. Tutte proposte – ha ammesso – che non sono state recepite, anche per questo mi sono convinto a firmare il referendum».
Quanto alla firma del referendum Marmo ha precisato: «So perfettamente che i miei puntuali critici diranno che il mio gesto è propaganda pura, che l’ho fatto per avere visibilità. Rispondo che gli italiani hanno bisogno di segnali forti. La classe politica non lo sta facendo e preferisce litigare su temi che non interessano a chi non arriva a fine mese o è strangolato dalle tasse. È di questo che noi politici dovremmo discutere, non del perché si facciano riunioni, di chi è invitato e chi no o di chi ha più esperienza politica. Certo il taglio degli stipendi dei parlamentari non basterà a sanare la nostra economia, ma darà il senso dell’unità di un Paese che può uscire dalla crisi solo se tutte le sue componenti, dalla politica all’imprenditoria, sapranno lavorare insieme, facendo squadra, riscoprendo lo spirito italiano, quello vero, quello che viene fuori nei momenti di difficoltà».