>> “Come vivo acciaio” in prima nazionale, con Andrea Bosca e Elisa Galvagno

“Come vivo acciaio”, in prima nazionale, al teatro Balbo di Canelli, sabato 5 maggio, sarà messo in scena, alle ore 21, con un allestimento originale ed un adattamento drammaturgico inedito, tratto da “Una questione privata” di Beppe Fenoglio. 

I curatori Andrea Bosca ed Elisa Galvagno, attori da dieci anni impegnati sui palcoscenici teatrali, sui set televisivi e cinematografici nazionali ed internazionali, si incontrano con la forza e la disperazione di alcune fra le più intense pagine del romanzo, come quella al cuore del testo, “La verità. Una partita di verità tra me e lui dovrà dirmelo…”.

Nelle Langhe, durante la guerra partigiana, il protagonista Milton è un giovane studente universitario, ex ufficiale che milita nelle formazioni autonome. Eroe solitario, durante un’azione militare rivede la villa dove aveva abitato Fulvia, una ragazza che egli aveva amato e che ancora ama. Mentre visita i luoghi dei loro incontri rievocandone le vicende, Milton viene a conoscenza di una relazione tra Fulvia e Giorgio, il proprio amico di sempre, ora compagno di guerriglia. Di fronte al cancello della villa di Fulvia, Milton riceve una ferita al cuore ed ogni sua certezza sembra crollare. Tormentato dalla gelosia, Milton tenta di rintracciare Giorgio, scoprendo che è stato catturato dai fascisti.

Questa ferita dell’anima diventa il nuovo occhio di Milton, la prospettiva da cui il partigiano, dal quel preciso istante, si trova costretto a percepire la realtà. Nello spettacolo, Milton non è mai identificato da un unico interprete: come ogni uomo alla ricerca di se stesso, il partigiano è la rincorsa di diverse e contrastanti parti di una medesima anima. I due interpreti incarnano tutti i personaggi dell’avventura di Milton. Di questi ognuno possiede un carattere, differenti necessità ed è distinguibile grazie ad un simbolo che lo identifica, che ne cattura l’essenza. Dal vuoto della scena compaiono e scompaiono le figure del territorio piemontese e i personaggi della Resistenza: partigiani, contadini, langhèt, stranieri, vecchie, giovani fascisti, ragazzini con gli occhi pieni di guerra e di mondo. Una scenografia scarna, ossuta ed essenziale. Come la prosa di Fenoglio, come le sue colline. Uno scheletro di metallo che si dissemina ovunque e il paesaggio stesso sembra intessersi di quel vivo acciaio: un cancello diviene pianta, panca, un’intera collina… “e le creste delle colline dirimpetto balenavano come vivo acciaio ai suoi occhi sgranati e semiciechi”.

Gli attori saranno accompagnati eccezionalmente dalle musiche suonate da Beppe Lombardi, Alberto Parone, Marco Soria e Cristiano Tibaldi. Prenotazioni: Il gigante viaggi, Canelli (tel. 0141832524).

«Scegliamo questa storia perché ci riguarda – ha spiegato  Bosca – E’ la storia di chiunque sia disposto a lasciarsi cavalcare da un’ossessione per afferrare una scheggia della propria perduta autenticità. E’ la storia di chi sente sgretolarsi tutto ciò in cui ha creduto fino ad allora. La vicenda di Milton parla di tutti noi, delle nostre vite, dei nostri desideri. E’ una questione nostra, ora».

E l’attore autore continua: «Tutto ciò che ci ha spinto fino a qui, tutto l’amore a cui ci siamo aggrappati per non crollare, tutto ciò che di più puro ci ha tenuto in vita nelle difficoltà… Tutto questo è stato soltanto un’illusione? Giunti ad un passo dal crollo di ogni certezza, anche noi ripartiamo con Milton in una ricerca privata della propria autenticità».