Dopo le indagini che hanno portato alla recente e rapida condanna, in primo grado, dell’imprenditore Luciano Grasso a quattro anni di reclusione, per frode fiscale, da parte del Tribunale di Asti, la Guardia di Finanza di Asti ha terminato ulteriori verifiche a carico di imprese, operanti nel settore degli autotrasporti, coinvolte nel vasto giro di oltre 50 milioni di euro di fatture false scoperto nel 2011.
I documentati elementi raccolti durante la fase investigativa sono stati ora contestati, ai fini amministrativi, ai responsabili legali di altre due aziende astigiane (un anziano autotrasportatore di origine siciliana ma residente a Genova e lo stesso Grasso, ritenuto la mente operativa e decisionale della frode), entrambe evasori totali per non aver presentato le previste dichiarazioni fiscali per parte o per l’intero periodo esaminato dalle Fiamme Gialle.
I finanzieri hanno quantificato complessivamente in oltre 17,5 milioni di euro di reddito imponibile occultato al fisco e circa 5,8 milioni di euro l’iva evasa.
Al termine delle indagini che hanno coinvolto finora tredici imprese (otto astigiane, tutte facenti capo al Grasso, appositamente costituite per la commissione della frode, e le rimanenti, con sede nelle province di Cuneo, Alessandria e Asti, destinatarie delle fatture false), risultano attualmente indagate 10 persone presso le Procure della Repubblica di Asti e Cuneo.
Nei confronti del Grasso, inoltre, il Tribunale del capoluogo ha disposto, con la sentenza di primo grado, la confisca di somme di denaro per un totale di 780 mila euro (comprensivi degli importi rientrati dai conti tenuti presso banche di Montecarlo dopo un bonifico di 2,4 milioni di euro effettuato da un istituto di credito di Asti). I restanti beni individuati (immobili e titoli) rimangono tuttora sotto sequestro.
L’attività della Guardia di Finanza astigiana ha, anche, consentito all’Erario di incassare oltre 900 mila euro versati, dopo l’avvio delle indagini, da un’azienda cuneese coinvolta negli accertamenti.