Sono passati 22 anni dall’alluvione di sabato 5 novembre 1994 che ha messo in ginocchio Canelli e tutta la Valle Belbo.
Dal supplemento del settimanale L’Ancora n 47, ricaviamo alcuni momenti.
Drammatica la cronaca: tre morti e feriti, economia distrutta, danneggiati molti uffici pubblici, ma soprattutto momenti di ansia e terrore.
Una lunga, interminabile emergenza e desolazione: detriti, alberi, auto che hanno eretto dighe a Prato Grimaldi (Camo), S. Stefano Belbo, Canelli. Con successivi straripamenti, alle 20,45 hanno portato alla rottura degli argini, nella zona del dancing Gazebo, e che, nel giro di mezz’ora, hanno invaso, dai tre ai quattro metri di altezza, le zone più basse di Canelli.
Drammatica la notte tra sabato e domenica: autisti sorpresi dalle onde, fughe di gas, numerosi e pericolosi crateri lungo le strade, almeno 500 auto trascinate o sommerse nei garage, distrutti 150 negozi su 240, allagati gli edifici pubblici (Comune, Casa di Riposo, Croce Rossa, Caserma Compagnia Carabinieri, scuola media e ragioneria, asilo nido, le chiese di san Sebastiano e san Paolo, Ufficio postale, i pozzi dell’Acquedotto, le Banche, il peso pubblico, la Pretura, il cinema teatro Balbo, la sede Donatori sangue).
Unanime lo sconforto. Ci si chiedeva come certi drammatici eventi si ripetessero a cadenze fisse, senza che siano stati trovati correttivi definitivi.
Tardivi i soccorsi che mancavano ancora dopo 48 ore! Nei primi due giorni erano operativi solo dieci encomiabili Vigili del fuoco di Asti. Una trentina di militari sono arrivati verso le 16 di domenica 6 novembre, armati unicamente di badili. Molti mezzi sono giunti dalle frazioni e dai paesi vicini.
Nei primi giorni, si è riscontrato molto nervosismo soprattutto per la mancanza di energia elettrica, acqua potabile, idrovore e per la presenza di tante buche nascoste dal fango, mentre i tombini non ricevevano più le acque di scarico.
Verso la fine della prima settimana, si è diffusa la psicosi di una seconda ondata di piena e voci di cadaveri rinvenuti in vari quartieri.
Lunedì 7 novembre, alle ore 14, è decollato il servizio di organizzazione dei volontari.
Martedì 8 novembre, hanno ripreso a funzionare alcuni telefoni. Mancava però la luce; il freddo si faceva sentire; continuava a piovere, come per tutta la notte. Gli scantinati ancora allagati, sovente con acqua di ritorno, erano un grave pericolo per gli edifici. si temettero gli sciacalli; funzionavano due postazioni dell’acqua potabile; bar non allagati fornivano, gratis, con autoclavi, qualche caffè.
Dal fango spuntò la speranza: alle ore 14.00 di martedì, Fiera di S. Martino; in via XX Settembre, riaprì il negozio di ortofrutta; alle 14,30 le campane annunciano i funerali di due anziani coniugi, Fiorentino ed Elide Genovese; alle 16,30 il Vescovo diocesano Livio Maritano ha portato il suo contributo.
Mercoledì 9 novembre, il coordinamento dei lavori gira un po’ meglio e arriva gente da tutta Italia. Inizia “l’alluvione di soccorsi”; dal ristorante San Marco di Canelli e dalla Rotonda di Nizza arrivano pasti caldi. Le forze militari arrivate sono state: 49 Bersaglieri, 14 Bersalieri del Genio, 50 Vigili del Fuoco di Protezione civile di Trento, 21 Vigili del Fuoco del Lazio e 2 di Asti.
Giovedì 10 novembre, alla Cri locale arrivano i primi 30 milioni di lire dalla sede centrale e, nella serata, la Cri risposta tutti i suoi mezzi dall’ospedale nei locali dell’ex Fiat.
Venerdì mattina 11 novembre, riprende ad essere recapitata la posta; si riunisce il Consiglio comunale nel Centro di via Bussinello.
Sabato mattina 12 novembre, con le prime schiarite, arriva un forte freddo (10 gradi nelle abitazioni); occorrono stufe catalitiche. Il sindaco Oscar Bielli annuncia una prima stima di danni sui 200 miliardi; arriva la piena dei volontari e, nelle zone alte, la potabile e la luce nei condomini.
Lunedì 14 novembre, riaprono alcune scuole: elementari G.B. Giuliani e del Secco, Istituto Artom di via Cassinasco e Ragioneria, ospitata a Nizza, mentre restano chiuse la Media di piazza Repubblica e requisite la materna e le elementari di via Bussinello.
Il farmacista Fantozzi: “La mia è l’unica farmacia rimasta aperta. Ho già distribuito 150 litri di amuchina. Sono riuscito a non mandare via nessuno senza risolvergli il problema”.
Nella recente storia delle alluvioni si ricordano gli allagamenti del ’28, le due alluvioni (4 e 12 settembre) del ’48, una leggera del ’49, due del ’51, quella drammatica del 2 novembre ’68 e altre leggere.
All’ospedale di Nizza sono state ricoverate 170 persone evacuate dalle loro case. All’ospedale di Canelli sono stati trasferiti 80 ospiti della Casa di riposo.
Due lapidi ricordano il livello raggiunto dall’acqua: 2 metri e 6 centimetri nel ’48, 1 e 60 centimetri nel ’94 nella stessa zona di piazza Cavour.
Martedì 8 novembre 1994, alle sei, si lavora, ripartono le prime telefonate, circolano i primi pochissimi mezzi militari, l’acqua potabile viene distribuita da due autoclavi in via Alba e piazza Cavour, qualche bar offre caffè gratis, la Cri trasloca nell’ospedale, insieme ai restanti residenti della Casa di Riposo.
Alle quattordici parte la “Fiera di san Martino”; in via XX Settembre si riaccendono le luci nel negozio di ortofrutta; alle 14,30, ai funerali di due anziani annegati, il parroco don Pavin dice che “in alcune situazioni serve soprattutto la fede e che una volta toccato il fondo c’è solo più da risorgere”; qualcuno riesce a leggere il giornale; alle 16, armati di pale e badili, arrivano i Bersaglieri; alle 16,30, al centro operativo di via Bussinello, arriva il vescovo diocesano Livio Maritano con un contributo e annuncia, per il 13 novembre, la giornata piemontese della solidarietà; non c’è pericolo di epidemie; le scuole apriranno il 14 novembre.
Mercoledì 9 novembre, apre l’Autobanca del San Paolo in piazza Zoppa; arriva gente (la prima dei 10.000 volontari ‘registrati’) da tutta Italia; il coordinamento gira meglio; sono arrivati: 49 Bersaglieri (14 del Genio), 50 Vigili del Fuoco di Protezione Civile di Trento con sei idrovore, 21 Vigili del Fuoco del Lazio, 2 Vigili del Fuoco di Asti.
Giovedì 10 novembre, alle ore 12 arriva il giornalista di Italia 1, Mimmo Lambezzi e l’Italia viene a sapere dell’alluvione in Valle Belbo (1); alla Cri locale arrivano i primi 30 milioni dalla sede centrale che invia 70 metri quadrati di prefabbricato e che approverà l’esecuzione della nuova sede in via dei Prati.
Venerdì 11, riprende la distribuzione della posta; alla sera si riunisce il consiglio comunale.
Domenica 13, arriva la “piena dei volontari”, un formicaio.
Lunedì 17, il sole è in collina, alto, in basso è nebbia fredda per tutto il giorno; hanno ripreso regolarmente i servizi della posta, acqua, Enel, Italgas; i mercati del martedì e venerdì saranno trasferiti in via don Bosco, via Tempia e viale Italia; riaprono alcune scuole.
Un settantenne viene ripreso dalla moglie perché butta tutto fuori dal balcone: “persino i fazzolettini ricamati. Lui non vuole saperne più nulla”. “Non è vero, – ribatte lui – io voglio tutto nuovo”. Il giorno dopo, da Milano, una telefonata: “Veniamo giù e all’arredamento pensiamo tutto noi”.
Venerdì, sabato e domenica, Canelli ha la sensazione di esistere ancora: fino a 1500 volontari ‘ufficiali’ (registrati) al giorno, dall’Italia e dall’estero.
Un’alluvione di gente. Un’Estate di San Martino, caos compreso, ma con tanti affari, soprattutto umani. Gente con tutte le divise del mondo, con un cuore immenso, come l’Italia. Tanti giovani, un formicaio. Forse non troppo esperti di badili, ma c’erano e sorridevano! Grazie!
I giovani. “E’ nelle loro mani che lasciamo tutto da fare!” L’esperienza dell’alluvione ha toccato il cuore e l’intelligenza dei bambini, dei ragazzi e dei giovani che al loro ritorno a scuola hanno rivissuto immagini e sensazioni che i grandi non potranno dimenticare: “Dal buio della stupidità, si accende la voglia di cambiare” (Armando), “Esce il sole, spunta l’erba. La vita va avanti. Dumse na man” (Emanuele), “Fiumi di idee entrano ed escono lasciando sempre qualcosa. Speriamo che l’alluvione sia servita a farci migliorare, a non lasciarci più ingannare” (Matteo), “Mi ricorderò di questa disastrosa tragedia e la racconterò ai miei figli” (Fabrizio), “Voglia di ricominciare, di sorridere, di dormire, di mangiare, di avere tutto come prima” (Giuseppe), “Il fiume si è ribellato, ha protestato perché noi lo abbiamo umiliato” (Simona), “Dalle rosse montagne sono arrivati angeli vestiti di rosso. Non portano ali, ma pale e stivali. Ci hanno donato il loro cuore” (Stefano). Saranno loro a tentare di realizzare quanto, a Canelli, ancora mancava.
E così il 4 dicembre, con tanto di presepio, costruito in terra battuta, poesie e riconoscimenti, i ragazzi delle Medie sono andati a ringraziare i 500 Vigili del Fuoco di Trento.
Sono quei ragazzi che continueranno a studiare, a lavorare e diventeranno padri di famiglia, validi Vigili del Fuoco di Canelli, protagonisti della Protezione Civile, della Croce Rossa, della Fidas, Aido, Admo, consiglieri comunali, Pro Loco, Caritas, San Vincenzo, Unitré… E il 15 dicembre, nella chiesa di San Tommaso (il teatro Balbo era inagibile), i canellesi esprimono i primi ringraziamenti solenni, con l’assegnazione della 7ª “Ancora d’Argento” a: Marta Sardi (40 giorni) quale “Premio alla Canelli di domani che ha voglia di crescere”, agli oltre 10.000 volontari, nella persona di Valeria la Torre di San Damiano d’Asti, ai Vigili del Fuoco di Trento “quale piccolo segno dal quale nascerà un grande e forte albero” e al Pedale Canellese che “oltre ad essere uno sport è anche una scuola di vita”.
Oscar Bielli, sindaco da sei mesi, ad un mese dall’alluvione, lamenta “l’isolamento per far capire la situazione di Canelli e la difficoltà per difendersi dalla burocrazia”, ma è soddisfatto della grande reazione dei canellesi che supereranno ogni difficoltà “tutti uniti”.