>> Bielli: sull’accorpamento della provincia di Asti ad Alessandria

Pubblichiamo l’intervento di Oscar Bielli, ex sindaco di Canelli ed attualmente consigliere comunale di opposizione, a proposito dell’accorpamento della provincia di Asti ad Alessandria: «… mi ha colpito che ad insorgere siano stati in particolare i politici più che il popolo. Popolo al quale, a mio parere, poco importa dove avrà sede la Prefettura o la direzione dell’Inps  ma piuttosto che i servizi funzionino.

Sono lieto che i dipendenti di alcuni uffici manifestino per tutelare le sedi (naturalmente pensando all’utenza) ma il sospetto è che  si intenda in particolare tutelare  se stessi (atteggiamento umanamente comprensibile). Pertanto si scopre che ogni cosa alla quale si voglia mettere mano per contenere i costi (spesso ingiustificati),  diventi essenziale, determinante per la vita dei cittadini (cosa di cui, a volte, non ci eravamo  accorti).

Anche l’ordine pubblico verrà penalizzato se si perde la Provincia (si dice). Eliminiamo qualche scorta, rendiamo efficienti in una logica aziendale i servizi, e forse qualche cosa otterremo. Certo a tutti scoccia correre il  rischio  di  cambiare sede ed abitudini ma varrebbe la pena soffermarci sul fatto che oggi c’è chi si trova costretto a cambiare totalmente vita per mancanza di lavoro, di una casa.

Ci siamo soffermati su cosa comporti eliminare molte province solo in termini di costi per posizioni apicali (comandi, dirigenze ecc.) e siamo convinti che questo comporti perdere il servizio? Come quando ci si accapigliava (… io no)  per la sede della direzione didattica tra i vari comuni, ha forse influito sull’apprendimento?   O era soltanto un problema di  alcune rotazioni in organico. Fatemi fare un esempio.

Il comune di Santo Stefano Belbo, vicinissimo ad Asti, eppure  “ fieramente cuneese” pensate abbia sofferto per la eccessiva lontananza da Cuneo? Certo no, se i servizi funzionano. Ho notato più fermento politico oggi per difendere la Provincia  ed i conseguenti posti che per tutelare i posti  (di lavoro) in alcune aziende astigiane. Lì l’orgoglio di appartenenza è venuto meno. E allora continuiamo a invocare i risparmi. Purché la provincia soppressa sia un’altra, che, a ben vedere, è la stessa logica per cui la discarica “indispensabile” deve essere fatta  si, ma in un altro comune. Chiedete ai “testimonial” di questa ondata di sdegno quanto percepiscano annualmente e quanto sia stato ridimensionato il loro compenso (e quello dei loro partiti) nella logica del risparmio nazionale.  Allora capirete che ognuno è buono per sé.»