Confagricoltura: basta con l’emergenza prevedibile

Fenomeni meteo come quelli che stanno imperversando sul nostro Paese mettono a nudo la fragilità del territorio. In tutta Italia l’agricoltura paga un prezzo troppo alto, con tantissime aziende devastate. “L’emergenza è una circostanza imprevista, ma quella che sta avvenendo era una situazione ipotizzabile – ha commentato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – Per riparare i danni subiti negli anni si spenderà sicuramente molto di più di quanto sarebbe costata la prevenzione. La messa in sicurezza del territorio italiano non è più rinviabile. Serve una task force che coinvolga Stato, Regioni, Province, Comuni, Protezione civile, enti di bonifica, Comunità montane, università, organizzazioni agricole, agronomi, geologi, che coordini interventi e risorse straordinarie.

Si dia finalmente avvio a un piano di risanamento infrastrutturali. Noi siamo da sempre disponibili e attivi sui territori e possiamo fare la nostra parte. Iniziamo con gli interventi straordinari, ma avviamo anche un’efficace manutenzione e sistemazione idrogeologica e idraulico-forestale ordinaria (arginature, pulizie di alvei, canali dalla vegetazione, gestione acquedotti, alberature e strade minori) che molto spesso non si fa a dovere”.

La situazione che registra Confagricoltura, ripresa dagli organi d’informazione, è drammatica: i campi sono allagati, sia per bombe d’acqua, sia per esondazioni di torrenti e corsi fluviali. Le semine non potranno effettuarsi almeno fino a primavera. Molte piante sono cadute, si sono persi interi raccolti di ortaggi. I danni alle strutture sono incalcolabili. Vento forte ed esondazioni hanno letteralmente spazzato via serre, vivai, tunnel. Danneggiati pure stalle, magazzini, silos, case rurali; molti terrazzamenti sono completamente crollati.

Per effetto dei mutamenti climatici, dell’abbandono di molti campi coltivati e della maggiore impermeabilizzazione del suolo (urbanizzazione), gli effetti distruttivi conseguenti al dissesto idrogeologico del territorio (frane, alluvioni) tendono ad aggravarsi, in un contesto generale già precedentemente critico per l’insufficienza degli interventi di prevenzione. Lo scorso anno le sole alluvioni dell’autunno hanno colpito 11 regioni causando danni per circa 3 miliardi di euro

Per quanto attiene la nostra provincia, il responsabile del servizio tecnico di Confagricoltura Asti Enrico Masenga (che ringraziamo per le foto) ci tiene a puntare i riflettori sul fatto che una parte dei campi coinvolti ricade nelle casse di espansione programmata del Tanaro: “Proprio queste aree, unitamente agli argini, consentono la prevenzione dei danni agli insediamenti civili. Pur riconoscendo la necessità di tali aree, non possiamo però ignorare gli ingenti danni a cui sono soggetti gli agricoltori di queste zone, danni che dovrebbero essere risarciti per l’utilità fornita alla città. Ricordiamo infatti che nella “fascia A” sono vietate le coltivazione arboree e che le sistemazioni idrauliche dopo l’alluvione del 1994 hanno aumentato in modo esponenziale gli eventi calamitosi in queste zone. Purtroppo invece dobbiamo segnalare scelte discutibili della Regione che nella recente approvazione delle domande per i danni degli eventi alluvionali del 2016 ha escluso la finanziabilità di alcuni interventi di ripristino per le aree soggette ad allagamenti frequenti (periodicità inferiore a 5 anni)”.

Gli agricoltori si trovano così con il danno e la beffa”, evidenzia Mariagrazia Baravalle, direttore di Confagricoltura Asti, che aggiunge: “Chiediamo che venga istituito un fondo per il risarcimento dei danni agli agricoltori con terreni nei bacini di espansione che, per di più, si trovano limitati nelle scelte colturali ed in alcuni casi esclusi dai finanziamenti. Ad oggi numerose aziende agricole si trovano con le coltivazioni di grano e orzo distrutte e senza la prospettiva di ricevere indennizzi”.