Nella vicenda dell’Imu agricola è giunto lunedì 1 dicembre, come un fulmine a ciel sereno, un decreto attuativo del Ministero dell’Economia (in accordo con quello alle Politiche Agricole) che stabilisce il pagamento della tassa sui terreni agricoli (entro il 16 dicembre) in tutti i Comuni, anche quelli svantaggiati, che stanno al di sotto dei 280 metri di altitudine, mentre a quelli tra i 281 e 600 metri di altitudine sarebbe concessa una riduzione della tassazione. Unici esentati i Comuni al di sopra dei 600 metri di altitudine.
“Una decisione assurda e, come sempre, confusa ed arruffata – afferma il presidente della Cia di Asti, Alessandro Durando – per almeno due motivi. Il primo è ovviamente nel merito: sembrava ormai assodato che i terreni agricoli fossero esentati da questo tipo di tassazione e invece ritorna d’attualità con un decreto attuativo un’imposta che da sempre la Cia ritiene iniqua e insostenibile”. “Il secondo motivo – prosegue Durando – è che i tempi sono strettissimi e, pur ammettendo che si debba comunque pagare, gli uffici delle nostre sedi non sarebbero assolutamente in grado di compilare i moduli relativi ed a calcolare l’importo della tassa”.
La Cia chiede il ritiro del decreto, che prevede il ritorno al pagamento per tutti i Comuni al di sotto dei 600, ha assunto in questa occasione una ferma posizione di contrasto all’applicazione del Decreto che, tra l’altro, come affermano più di un osservatore tra cui anche l’on. Massimo Fiorio che in un suo comunicato ha definito inapplicabile e incostituzionale il provvedimento, ha avviato una campagna di sensibilizzazione perché non soltanto sia ritirato il Decreto, ma si ripensi seriamente alla sua futura ed eventuale applicazione.
“E’ assolutamente necessario – conclude il presidente provinciale della Cia – avviare una riflessione sui criteri che stabiliscono chi deve pagare e chi no. Non è possibile infatti basarsi solo sui criteri altimetrici, senza considerare il contesto di disagio, la capacità contributiva del conduttore ed il valore dell’attività agricola di ogni azienda”.
Secondo Massimo Forno, presidente di Confagricoltura Asti: «L’Imu agricola va pagata solo da chi fa l’agricoltore per hobby o per speculazione. I veri agricoltori, imprenditori agricoli e coltivatori diretti, devono essere esentati perché già contribuiscono in modo rilevante al bilancio dello Stato.»
Roberto Bocchino, vicedirettore di Confagricoltura Asti e responsabile del settore fiscale, parla di “pasticcio all’italiana”: «Attraverso un comunicato stampa, e prima che il decreto fosse pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, il Governo ha modificato le regole di applicazione dell’Imu agricola ad appena due settimane scarse dalla sua scadenza prevista per il 16 dicembre. Una decisione che vìola palesemente lo Statuto del Contribuente previsto dalla Costituzione. Inoltre i parametri della legge sembrano indicare pagamenti spalmati su tutti i proprietari di terreni al di sotto dei 280 metri di altitudine sul livello del mare, sia coltivatori diretti sia imprenditori agricoli.»
Il deputato astigiano Pd Massimo Fiorio, vicepresidente della Commissione agricoltura, annunciando sul tema una interrogazione parlamentare, ha dichiarato: “Se venisse applicata l’Imu con queste modalità – continua Massimo Fiorio – sarebbe prima di tutto incostituzionale perché i principi di equità e di tassazione rispetto al reddito sanciti dalla ‘Carta’ sarebbero stravolti da una imposta che basa i presupposti di ‘marginalità’ solo su fattori altimetrici senza considerare, ad esempio, il contesto sociale ed economico di riferimento”.
L’Imu agricola per il 2014 violerebbe poi il cosiddetto ‘Statuto del contribuente’ (articolo 3, comma 2, della legge 212/2000) che prevede che ‘le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore’. La scadenza di ogni tipologia di Imu è infatti fissata per il 16 dicembre, e ad oggi l’apposito decreto ministeriale non è stato ancora emanato”.