>> Giaquinta (Confagricoltura di Asti) difende la carne bovina piemontese

A proposito di alimentazione, pubblichiamo l’intervento di Francesco Giaquinta, direttore di Confagricoltura Asti, in risposta ad articoli riconducibili al prof. Umberto Veronesi: «Caro prof. Veronesi la carne bovina piemontese è ok. L’Agricoltura è pronta alla svolta vegetariana, ma a tempo debito e senza diktat»

Il prof Umberto Veronesi, attraverso alcuni articoli comparsi recentemente sui media, ha fatto bene a mettere in guardia i consumatori sui danni di un abuso alimentare della carne rossa.

Tuttavia non si capisce a quale alimento si riferisca. Sì perché mettere sullo stesso piano le produzioni di carne rossa mondiali e italiane in particolare, è un errore grossolano che rischia di creare allarmismo e terrorismo ideologico. Gli stessi “ismi” che proprio il prof. Veronesi combatté qualche anno fa, quando si schierò a favore dello sviluppo dell’energia nucleare in Italia.

Dunque vale ora la pena, dall’Astigiano nel cuore del Piemonte una delle regioni italiane più vocate all’allevamento bovino di qualità, precisare alcuni aspetti della ciclica contrapposizione tra consumatori di carne rossa e sostenitori della dieta vegetariana e vegana.

Intanto in Italia non c’è stata l’esplosione di casi di Bse, cioè il cosiddetto morbo della mucca pazza, che c’è stata in Inghilterra e Irlanda. E men che meno ciò è avvenuto in Piemonte. Il motivo è che gli allevatori e gli organismi di controllo piemontesi hanno sempre lavorato per l’eccellenza. Senza se e senza ma.

Del resto la carne prodotta in Piemonte è quella, nel mondo, a minore tasso di colesterolo “cattivo” e, di conseguenza, con bassissima percentuale di grassi saturi. Di più. La carne piemontese è al primo posto per controlli di filiera, dalla stalla alla vendita finale, ed è al centro di una dieta sana, secondo i dettami della famosa “dieta mediterranea”.

Detto questo ognuno può e deve essere lasciato libero di scegliere se consumare o meno proteine animali, sia da carne rossa che bianca o pesce.

Come direttore di Confagricoltura Asti, tuttavia, mi corre l’obbligo di precisare che il settore agricolo è al servizio del consumatore. Se, per vari motivi, il mercato deciderà di seguire le indicazioni di chi auspica, da qui a mezzo secolo, che l’umanità debba, nonostante da milioni di anni segua una dieta onnivora, diventare consumare solo cibo ottenuto da vegetali (sulla scorta di teorie agro-energetiche-sociali, oltre che di origine sanitario-alimentari, che reputo personalmente azzardate) ebbene state certi che l’Agricoltura cambierà passo.

Ma ci lascino almeno il tempo di riconvertire le nostre aziende, per non rischiare di mandare sul lastrico migliaia di operatori e centinaia di imprese che forniscono reddito e stato sociale a tutti, vegetariani e vegani compresi. Sono le stesse attività agricole che già stanno combattendo contro la crisi globale, la siccità e l’impennata dei prezzi, tutti fattori che stanno mettendo in ginocchio molte ditte del settore zootecnico. Anche in Piemonte, anche nell’Astigiano.

Se non verrà lasciato il tempo di riconvertire non sarà improbabile aspettarsi altre tensioni sociali. Un fenomeno che il nostro Paese, in questo delicato momento economico e sociale, deve assolutamente evitare.»

,