Industrie e viticoltori hanno infine trovato un punto di contatto. Dopo nove ore di trattative, nella tarda serata di lunedì 6 settembre, è stato firmato a Torino da parte della Commissione Paritetica, composta da una parte industriale e una agricola, con la mediazione dell’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Claudio Sacchetto, l’accordo di filiera dell’Asti e del Moscato d’Asti.
La resa per la raccolta 2010 è stata fissata in 105 quintali/ettaro. Il prezzo sarà di 9,65 euro al miriagrammo, come lo scorso anno, a cui, però, bisogna sommare 70 centesimi di euro, sempre al miriagrammo (il prezzo totale sarà quindi di 9,72 euro), che andranno alla parte agricola che potrà gestirli per politiche promozionali e per il funzionamento delle proprie strutture.
Viene introdotto un sistema nuovo per la determinazione delle rese negli anni successivi, spiega una nota di Regione Piemonte, che prevede un range di giacenze compreso tra i 200mila ed i 240mila ettolitri al 31 agosto di ogni anno, con resa di 100 quintali all’ettaro con una giacenza all’interno della forchetta indicata, minore di 100 quintali con giacenza superiore ai 240mila ettolitri, e maggiore di 100 quintali con giacenza inferiore ai 200mila ettolitri. Per il biennio 2011-2012 e’ previsto un compenso di 98 euro al quintale.
Le Case spumantiere hanno accettato, per i prossimi due anni, di modulare le rese/ettaro rispetto ad un minimo e un massimo di riserve, tra i 200 e i 240 mila ettolitri.
L’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto ha espresso soddisfazione: «E’ un accordo a tutela degli interessi degli agricoltori. Il reddito agricolo del Moscato quest’anno aumenterà di quasi mille euro. È un bel segnale per il mondo agricolo. In più avere introdotto la novità dei limiti delle giacenze mette al riparo da speculazioni e getta basi solide anche per gli anni futuri. Non è poco in un momento di congiuntura globale che sta colpendo duro molte produzioni agricole»
Il presidente del Consorzio di tutela, Paolo Ricagno, ha commentato positivamente l’intesa: «Ci sono richieste crescenti di Asti e di Moscato d’Asti tappo raso – ha detto -. L’accordo va in questa direzione e gli ultimi dati di vendita sembrano confermare: al 31 agosto l’Asti è cresciuto del 10% e il Moscato del 32 con un divario, rispetto allo scorso anno di 20 mila ettolitri, divario che sarebbe stato annullato se fosse stato autorizzato il passaggio di 12 mila ettolitri di mosto invenduto dalla tipologia Asti a Moscato d’Asti.
Per quanto riguarda il prezzo, rilevo che si è parlato e discusso tanto per fissare non tanto il valore dell’uva, ma di una trattenuta che va alla parte agricola per la gestione dell’accordo».
Quanto ai timori, espressi da alcuni rappresentanti di parte agricola circa il pericolo che logiche industriali possano danneggiare immagine e prezzi del Moscato d’Asti, Ricagno ha evidenziato: «Il Moscato ha aumentato le vendite perché l’industria se ne sta interessando. Credo che manager e industriali sappiano come far valere questo prodotto al meglio».
Lorenzo Barbero, manager Campari e portavoce delle industrie, ha espresso moderata soddisfazione: «Avremmo potuto arrivare all’accordo molto prima» e sollevando la questione della qualità delle uve: «Vorremmo pagare di più le migliori partite e non pagare tutta la produzione allo stesso modo».
Circa i prezzi delle uve e le rese differenziate tra Asti e Moscato d’Asti, il presidente della Produttori Moscato Giovanni Satragno non nasconde la sua insoddisfazione:
«Noi ribadiamo che quest’anno, per la prima volta nella storia del Moscato, il termine trattative è rimasto un eufemismo ma è passato il concetto che l’industria propone il suo diktat e la parte agricola deve accettare nonostante abbia i suoi validi e circostanziati argomenti. Ed è per questo che non ho firmato l’accordo, in segno di protesta per le modalità di svolgimento di tale finta trattativa, consapevole comunque di non danneggiare il comparto rappresentato.
Ho detto infatti ai miei di firmare per non perdere l’accordo e quello che ne deriva anche a noi come associazione. Ma non me la sono sentita di piegarmi al diktat delle aziende».
Satragno lamenta un’imposizione dei voleri aziendali senza possibilità di discussione. E teme che il Moscato d’Asti, “trattato dalle aziende come l’Asti spumante, faccia la sua stessa fine: con bottiglie vendute a prezzi irrisori e con un’immagine deleteria”.
Un condizionamento negativo è stato ravvisato in seno alla commissione agricola della posizione della Vignaioli Piemontesi rappresentata da Paolo Ricagno. Il fermo richiamo da parte del presidente Satragno ad adempiere a quanto previsto nell’art. 6 degli accordi sottoscritti, che richiamava semplicemente l’adeguamento dei prezzi delle uve e dei mosti all’indice ISTAT, non è stato ascoltato dall’industria.
In questa posizione si è inserita in modo devastante la rottura dovuta alla continua accondiscendenza espressa dalla Vignaioli Piemontesi nei riguardi dell’industria, contraria ad aumenti di prezzi allineati all’ISTAT e ad ogni qualsivoglia posizione favorevole alla parte agricola.
“Ad ogni buon conto la nostra trattativa – ha sottolineato Satragno – ha portato lievi migliorie rispetto alla iniziale proposta industriale in particolare l’ottenimento di una formula che regola in automatico le rese in funzione dei volumi delle giacenze riferiti al 31 agosto di ogni anno le quali non dovranno superare i 240 mila ettolitri.
Si è anche ottenuto un lieve aumento di prezzo per gli anni 2011-2012 di circa 150 euro ad ettaro all’anno. Se ci fosse stata compattezza si sarebbe ottenuto molto di più. Noi vorremmo chiedere ai produttori di Moscato rappresentati dal sig. Ricagno se vorranno usufruire delle lieve migliorie ottenute dalle lunghe discussioni effettuate dalla Produttori e da altre componenti la commissione o se si accontenteranno delle proposte del loro portavoce.»