(Paolo Monticone) Un accorato grido d’allarme per il futuro della zootecnia astigiana, sempre più “maltrattata” da un mercato in recessione e dai crescenti costi di produzione, ma anche un appello per il rilancio di un settore, come quello degli allevamenti di bovini piemontesi, che produce carne di altissima qualità ancorché scarsamente riconosciuta dai cittadini-consumatori, stretti tra difficoltà economiche che inducono alla crescente ricerca di prodotti di basso costo ed una scarsa cultura dei valori alimentari e nutritivi della carne bovina. Insomma un bel ventaglio di problemi (i prezzi alla stalla della carne bovina piemontese sono tornati oggi ai livelli di trenta e più anni fa) ma anche di qualche timida aspettativa di ripresa, discussi ed analizzati a Repergo di Isola d’Asti, negli spazi dell’azienda Isola della Carne della famiglia Capra che, domenica 2 settembre, ha organizzato, per il quarto anno consecutivo, la giornata di conoscenza e informazione “Piemontese? Sì, grazie!”, in collaborazione con il Cipa-at, ente tecnico e professionale della Confederazione italiana agricoltori.
Il grido di dolore di chi oggi sembra “ostinarsi” ad allevare ancora carne di qualità assoluta è venuta dagli esponenti dell’Anaborapi (il presidente Albino Pistone e Guido Garnero), dallo storico dirigente, oggi in quiescenza, dell’Apa. Rino Cerrato e dai vicepresidenti provinciali, Gianfranco Lisa e Paolo Viarengo, mentre il presidente provinciale della Cia di Asti, Dino Scanavino, ha sottolineato, aprendo il convegno che ha preceduto il grandioso pranzo in cascina con oltre quattrocento partecipanti, come il comparto agricolo sia quello che produce comunque sviluppo in questa stagione di crisi economica generale e quindi debba avere maggior considerazione da parte di chi governa. Soprattutto – ha proseguito Scanavino – per poter consentire al comparto di scegliere nuove strade di commercializzazione come quella della “spesa in campagna” su cui la Cia si sta impegnando da mesi al fine di valorizzare le produzioni locali e garantire redditi “diretti” agli agricoltori.
Analoga posizione quella dell’on. Massimo Fiorio che, condividendo la necessità di dare maggior attenzione alla zootecnia, ha rilevato il proprio impegno perché le riforme oggi in atto non diventino smantellamenti di settori che producono qualità alimentare di grande valore, cosa evidenziata anche dall’assessore provinciale all’agricoltura, Fulvio Brusa, che ha posto l’accento sulle garanzie di salubrità e sanità che la zootecnia astigiana propone oggi al mercato.
Particolarmente interessante l’intervento del dr. Fausto Solito, veterinario Asl e apprezzato esperto della zootecnia del territorio, che ha rilevato l’esigenza che il comparto – bisognoso di una maggior riconoscibilità non soltanto come carne di qualità, ma soprattutto come carne di bovino piemontese, razza tra le più qualificate al mondo – cerchi nuove strade di consumo affrontando con serietà e coraggio anche il canale della Grande distribuzione organizzata.
Infine il dr. Giancarlo Sattanino – autore insieme alla moglie Patrizia Viarengo, di un miniricettario dedicato ai tagli meno nobili e meno costosi della carne bovina, distribuito a tutti gli intervenuti – ha spezzato più di una lancia a favore, in tempi in cui si tende sovente a criminalizzarla, della carne bovina piemontese, povera di grassi e di colesterolo e ricca di importanti valori nutritivi auspicandone un crescente consumo anche in tempi di crisi, nel nome delle tre “S”, Salute, Sapere e Sapore.