Aiutiamo il Cis nella sua attività umanitaria

Martedì 28 settembre, alle ore 17, nel cortile della Parrocchia Sacro Cuore di Canelli, per iniziativa dell’Unitré, avrà luogo una conferenza del dott. Pierluigi Bertola “Viaggi umanitari in Africa”. Il dott. Bertola parlerà delle sue avventure umanitarie, frutto di grandi fatiche anche organizzative e di tanto amore per il prossimo, soprattutto bambini. Sui suoi viaggi umanitari, aveva pubblicato nel 2016 un libro, di cui sta per uscire, nei prossimi giorni, una seconda edizione di 278 pagine.

“Lo scorso anno, – racconta il canellese dott. Pier Luigi Bertola – in occasione del viaggio umanitario in Senegal per portare ambulanza e minibus, ho visitato Diab, bambina di 7 anni che vive nel nord del Senegal, in zona molto disagiata e poverissima. Basta dire che si dividono l’alloggio 25 persone, tre famiglie.
Clinicamente la bambina era stabile, pur soffrendo di una grave cardiopatia congenita, l’intervento era indispensabile per salvare la vita alla piccola. Ho chiesto al nuovo centro cardiochirurgico pediatrico Cuomo “ di Dakar in Senegal, dove a Febbraio avevo firmato una collaborazione con il CIS, se volessero operarla loro. Nonostante le mie pressioni, dopo un iter lunghissimo, decidono di ricoverarla lì nell’aprile di quest’anno. Pagato l’intervento, la bimba è stata ricoverata. Nella notte della vigilia dell’intervento la piccola Diab ha scompenso cardiaco; i chirurghi la trasferiscono in cardiologia per le cure del caso. Mi hanno subito avvisato che, data la gravità del caso, con le strutture di rianimazione non ancora disponibili a seguire un caso così difficile, avevano deciso di non operarla lì, dovevo trasferirla in Italia per l’intervento.
Sono riuscito ad organizzare un’equipe fra cardiochirurghi, rianimatori, emodinamisti ecc. che lavorano al Gaslini di Genova, grazie al solerte cardiochirurgo dr. Santoro, per operare in Senegal la bimba. I colleghi hanno accettato di rimanere a Dakar per una settimana, per seguire il caso della bimba, e se occorresse di operarne altre, il tutto gratis, il Cis avrebbe pagato i voli e trovato una sistemazione, me compreso come ecocardiografista. I colleghi cardiochirurgici di Dakar, erano entusiasti di imparare da chi ha esperienza quasi trentennale. Quando il dr. Santoro è riuscito a parlare con il responsabile chirurgico del Centro Cuomo, prof. Cis ha ricevuto una doccia fredda: il professore infatti si è rifiutato di permettere questo dipo di collaborazione gratuita! Analogo risultato dalle poche altre strutture africane contattate. Sono stato da Gino Strada, che conosco, ma, anche nel loro ospedale cardiochirurgico di Kartoum in Sudan, causa Covid, hanno dovuto sospendere tali interventi, per difficoltà a reperire chirurghi in Europa ed Usa.
Mi sono allora attivato per prenotare il ricovero a spese del CIS presso qualche ospedale del nord.
Purtroppo i grandi ospedali con cardiochirurgia pediatrica, hanno rifiutato il ricovero con diverse motivazioni: rischio operatorio elevato, impossibilità di accedere alle sale operatorie causa il Covid, ospedali pieni con lunga lista d’attesa.
Grazie ad una vecchia conoscenza di Roma, un attivo monsignore mi promette il suo aiuto. Poco dopo arriva la risposta dal Vaticano, proprietario dell’ospedale “Bambin Gesù“. Il Cardinale, segretario di Stato, cui mi ero rivolto, accetta di finanziare l’intervento da parte del Vaticano!
Inizio un lungo e complicatissimo iter fra la famiglia, l’ospedale, la struttura che ospiterà la bimba e la mamma per 2 mesi, l’ambasciata italiana a Dakar, l’agenzia pratiche dei voli ed il dr. Kane Adama, l’unico che conosca la famiglia, pratico di internet e whatsapp, ma distante circa 200 km dall’abitazione della bimba. Finalmente si riesce a trovare uno zio paterno che sappia adoperare il cellulare ed internet, Peccato che sappia solo il francese, devo sempre tradurre ogni comunicazione, perché lo conosco molto poco. Siamo a metà giugno, anche quest’ospedale è oberato da mille problemi, il personale si prodiga per prenotare l’intervento in tempi brevi, prima però ci sono gli altri già prenotati da tempo. Dopo qualche mese, essendosi interessato il cardinale sull’esito dell’intervento, devo dirGli che non è ancora stato fatto. Il giorno dopo mi chiama il direttore sanitario, per avvertirmi che hanno trovato un posto per la metà di settembre. Benone!
Nuovo iter per ottenere i visti, i biglietti dei voli, il posto dove verranno ospitati nel periodo fuori dall’ospedale. L’ambasciata italiana insiste con me per fare arrivare in sede la mamma, analfabeta, che parla solo il dialetto, e la piccola Diab. Certo che fare arrivare a Dakar, distante circa 400 km dalla loro abitazione, e su quelle strade la bimba, fresca di una ricaduta, non è semplice. L’ambasciata è irremovibile, questa è la legge. Pensavo che invece in Italia per ottenere il visto sul passaporto, basta solo spedire tutti i documenti per posta.
La bimba vola in cielo poco dopo aver richiesto il visto per l’Italia. Ho pianto, sono infranto.
Il primario cardiologo dr. Kane, amico personale da anni, mi chiede se avessi ancora voglia di rifare tutto l’iter per altro caso simile. Logicamente accetto. So che Diab, sarebbe stata contenta anche così !
Nello stesso periodo della lunga preparazione all’intervento della bimba, si inserisce una richiesta, che a prima vista dovrebbe essere facile da risolvere, si dimostrerà invece impossibile. Un amico, che mi aveva aiutato, mi chiede, date le mie passate conoscenze in ambasciate italiane all’estero, se posso contattare quella al Cairo, per ottenere il visto d’ingresso per motivi di salute ad un ragazzo egiziano, che a seguito di incidente col treno ha subito l’amputazione delle gambe, di cui una parzialmente. Ho dovuto prima, per circa 3 mesi parlare con diversi ortopedici, per fare in modo che la struttura dove loro operavano, accettasse un intervento di protesi alle gambe. Sembrerà strano ma, siccome l’accettazione di concedere il visto per l’Italia, era vincolata a trovare una struttura che lo operasse, anche privatamente, perché l’amico era disposto a pagare le spese mediche, non trovandola il ragazzo rimarrà in Egitto, senza la possibilità di mettere una protesi, perché per i loro ortopedici il suo caso, come hanno detto, è gia stato risolto con l’amputazione.
Anche non partendo per i viaggi, ho spedito alcuni container in Madagascar, Costa d’Avorio, ed altri seguiranno per Benin, Guinea, Kenia. Nel frattempo, per non stare “con le mani in mano“ ho scritto altri 3 capitoli degli ultimi viaggi umanitari della nuova edizione del libro che uscirà nelle edicole fra alcuni giorni.
Chi volesse aiutare finanziariamente la realizzazione di questi interventi al cuore, può utilizzare l’Iban della onlus CIS:
IT56S050347300000000020452, OPPURE IN SEDE DI DICHIARAZIONE DEI REDDITI PER IL 5X1000 scrivere il codice: 01422220051.

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