<Giù le mani dall’ospedale c’era scritto sul nostro cartello – così si sfogano, in un comunicato di domenica 13 febbraio, i consiglieri provinciali Paolo Luzi, Roberto Peretti, Massimo Padovani, Marta Parodi, Mariangela Cotto e i consiglieri comunali Giovanni Boccia, Felice Sismondo e Mario Aresca – e lo avevamo attaccato sulla piazza del Massaia, perchè tutti lo vedessero e perché nessuno pensasse di poter cominciare qualche manovra sotterranea e togliere alla nostra provincia quello che per decenni aveva atteso.
Quel cartello è rimasto là a lungo, poi è sparito, proprio quando le voci di un accorpamento e di una dipendenza di Asti da un altro si sono fatti più insistenti. Singolare coincidenza: abbiamo chiesto spiegazioni al nuovo responsabile della sanità astigiana.
Perché ha tolto il nostro cartello? Risposta: <Perchè là non ci poteva stare>. Dov’è andato a finire? <Non lo so>. Se questo è il nuovo corso della Sanità astigiana, dobbiamo proprio dire che comicia con il piede sbagliato. Spiegazioni poche, ma confuse. Poco confronto, decisioni improvvise, da regime autoritario.
E non per colpa nostra: noi siamo dalla parte dei cittadini, di quelli che soffrono, che patiscono le magagne del pronto soccorso, degli esami a lunga scadenza, dell’assistenza precaria e dei tagli di bilancio.
Non è togliendo un cartello che si migliorano le prestazioni dell’ospedale. Per questo diciamo al dottor Galante: <Ce lo restituisca.> Ma soprattutto: < Abbiamo sofferto per averlo, non ce lo lasceremo scippare.>
Vogliamo conoscere quali sono “gli sprechi” che Lei deve tagliare dai servizi sanitari per ridurre le spese. Vogliamo trasparenza.>
All’indomani, lunedì 14 febbraio, segue la risposta di Valter Galante, Commissario Asl AT: <Vorrei spiegare ai lettori il motivo della rimozione del cartello collocato all’interno dell’ospedale Cardinal Massaia dal comitato contrario alla riforma sanitaria. Il cartello è stato rimosso semplicemente perché lì non doveva e non poteva essere esposto: il confronto politico in materia sanitaria si può legittimamente sviluppare in tutte le forme e nei luoghi idonei, ma l’ospedale e i centri in cui si erogano prestazioni sanitarie non sono un negozio dove mettere in vetrina le varie posizioni. L’ospedale, inteso come luogo fisico, non può essere considerato terreno di confronto, né tanto meno di scontro politico, indipendentemente dalle opinioni espresse.
Fino al 31 dicembre di quest’anno, la Regione Piemonte mi ha affidato il compito delle gestione ordinaria dell’Asl e dell’attuazione locale del piano di riordino del sistema sanitario, sulla base degli indirizzi definiti dai soggetti istituzionali competenti. In questo percorso sarà mia cura ascoltare tutte le istanze del territorio, attraverso gli strumenti e con le modalità che la normativa in materia prevede, tenendo in debita considerazione tutti i pareri espressi.
La direzione aziendale lavorerà nella massima trasparenza per l’impegno primario della tutela della salute dei cittadini: per questo chiedo a tutte le forze politiche di lasciar fuori dalle polemiche i luoghi dove si erogano i servizi sanitari, nell’interesse dei pazienti e di tutta la collettività.>