Facile da realizzare, prodotto con materiali a chilometri zero, robusto e tradizionale e soprattutto ecosostenibile. E’ il mattone crudo, in dialetto astigiano “mon cru” ma anche, nel linguaggio delle campagne (in cui nei secoli scorsi ebbe larga diffusione), “trun”. Sarà sostanzialmente con questo tipo di mattone, con realizzazione tecnologicamente un pochino più aggiornata rispetto ad un tempo, che sarà costruito il Centro di accoglienza della Riserva naturale speciale di Valleandona, Valle Botto e Valle Grana (in Comune di Asti), uno dei più straordinari giacimenti paleontologici italiani.
Il progetto, presentato nei giorni scorsi a Valleandona dal presidente dell’Ente Parchi Astigiani, Gianfranco Miroglio, e dall’assessore provinciale Pierfranco Ferraris, prevede la costruzione – qualche centinaio di metri fuori dall’abitato di Valleandona – di un centro composto da una sala per riunioni, un bookshop, un locale bar e servizi a disposizione dei visitatori della Riserva e degli operatori del Parco.
Di fronte al centro sarà anche sistemata un’area parcheggio al centro della quale sarà definitivamente sistemato il cosiddetto “Monumento alla Balena” che, ricordando i tanti reperti di animali preistorici rinvenuti nell’Astigiano, ha però avuto sedi temporanee e itineranti in questi ultimi anni (il giardino di Palazzo Alfieri, la rotonda di piazza Amendola ed attualmente lo svincolo della Boana).
Per realizzare il Centro di accoglienza (il cui primo lotto sarà pronto nella prossima Primavera mentre il secondo, in attesa di finanziamento, dovrebbe esserlo per la fine del 2011) serviranno oltre quattromila mattoni crudi, alla cui tecnica di realizzazione ha contribuito il Politecnico di Torino (prof. Alezio Rivotti) in collaborazione con l’arch. Piergiorgio Pascolati, consulente dell’Ente Parchi Astigiani.
La produzione di mattoni crudi è diventata in questi anche un’interessante forma di esercitazione didattica per gli studenti di due istituti superiori astigiani (l’Istituto Statale d’Arte e l’Istituto Tecnico Giobert) che assistono periodicamente alla fabbricazione dei manufatti, realizzati esclusivamente con terra di scavo della Valleandona, sabbia e acqua senza alcuna forma di cottura.