>> Reliquario di San Teobaldo di Alba ritrovato a Minneapolis

Il busto reliquario d’argento di San Teobaldo Roggeri patrono con San Lorenzo di Alba, scomparso da tempo, probabilmente rubato, è stato ritrovato in un museo di Minneapolis  del Minnesota.

L’opera di oreficeria fa ora parte della collezione locale Institute of arts. Fino agli anni Sessanta, il busto di San Teobaldo veniva esposto nella cappella del Santissimo Sacramento o in quella della Sacra Famiglia, in Cattedrale. Della sparizione ci si accorse otto anni fa, in occasione della mostra organizzata dalla fondazione Ferrero su: Macrino d’Alba, protagonista del Rinascimento piemontese. Il catalogo dell’esposizione, al capitolo La committenza dei vescovi Novelli, curato da Bruno Ciliento, rivelava: «Il Duomo conservava il suo capo in un reliquiario d’argento (incredibilmente rubato non molti anni fa) e in una cassetta d’avorio la sua scarsella».

Si dice che il Santo,  patrono dei ciabattini, facchini e mendicanti venisse  invocato dai familiari di persone in fin di vita per cui veniva  chiesto una ‘buona morte’.

La  devozione risale fin dalla sua morte nel 1150  e la festa fu sempre celebrata con regolarità, dal Quattrocento, nel Duomo dove la teca venica esposta in occasione di solennità o catastrofi.
A portare sulle tracce del compatrono di Alba è stato un messaggio di posta elettronica inviato da Alberto Cogo, farmacista, cultore di storia locale e consigliere comunale di Sossono (Vi) che, a sua volta, era interessato della vita di un altro San Teobaldo, ma di Provins.
L’opera, commissionata dal vescovo Alerino Rambaudi, risale al Quattrocento (dal 1429 al 1450).

Scheda tratta da www.santiebeati.it di Antonio Borrelli:

Nacque verso il 1100 a Vicoforte, detta allora semplicemente Vico in provincia di Asti, da genitori benestanti della piccola nobiltà locale. Notizie sulla sua vita ve ne sono pochissime, esse comunque vengono riportate in un antico documento composto da un codice membranaceo palinsesto del sec. XIV conservato nell’archivio capitolare di Alba (Cuneo).
Esso si compone di diciotto pergamene unite insieme e formanti un “rotulo” di m. 6,30, riporta notizie precedenti della vita e anche dei miracoli attribuiti alla sua intercessione. Il testo originale latino è stato pubblicato insieme alla versione italiana da Luigi Giordano ne’ Il ‘rotulo’ di s. Teobaldo Roggeri e anche ne’ La storia di s. Teobaldo Roggeri, il santo dell’antico Comune e della Corporazioni Alba,1929.
A dodici anni, rimasto solo al mondo, lasciò Vico e si trasferì ad Alba ove si occupò presso la bottega di un ciabattino per imparare il mestiere, anzi si stabilì presso la famiglia dello stesso, per vivere così una vita umile fra poveri.
Alla morte del suo benefattore, che invano aveva sperato di vederlo sposato con la figlia Virida, Teobaldo lasciò Alba dopo aver rifornito di mezzi per vivere, la famiglia presso la quale aveva vissuto per quasi dieci anni. Andò pellegrino a Santiago di Compostella in Spagna, mendicando di porta in porta.
Ritornato ad Alba non riprese il mestiere di ciabattino ma scelse di fare il facchino considerato il più umile fra i mestieri e così privandosi del poco guadagno poté aiutare questi miseri.
Pentendosi di aver reagito con uno scatto indignato ad un’offesa ricevuta, volle espiare per tutta la sua restante vita e prese a dormire sulla nuda pietra della scalinata della chiesa di s. Lorenzo ove prese anche a servire come sacrestano nelle ore libere dal facchinaggio.
Una sera che si era recato a far visita alla vedova del ciabattino, lo colpì un grave malore e sotto quel tetto morì nell’anno 1150. Secondo i suoi desideri fu sepolto nello spazio compreso fra le due chiese di s. Lorenzo e s. Silvestro. La sua tomba divenne meta di pellegrinaggi e svariati miracoli avvennero, ma col trascorrere del tempo, la sua tomba cadde in oblio fino al punto che se ne dimenticò il posto.
Tuttavia essa fu riscoperta, quasi per ispirazione, dal vescovo di Alba Alerino dei Rembaudi, il 31 gennaio 1429. Tale episodio è ricordato dalla lapide marmorea fatta murare dallo stesso vescovo nella cappella dedicata al Santo, nel Duomo, ove le spoglie furono poi traslate.
Il culto immemorabile venne riconosciuto ufficialmente solo nel 1841 dalla Santa Sede, dietro richiesta del vescovo di Alba, Costanzo Fea.
La festività liturgica ricorre comunemente il 1° giugno, ma viene anche celebrata il 1° febbraio con la cosiddetta “Festa delle ricordanze” che si apre con il suono notturno delle campane con cui si vuol ricordare il prodigio delle campane che suonarono da sole quando avvenne il ritrovamento della tomba nella tarda sera del 31-1-1429.

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