A fronte dei tagli che porterebbero, nell’Astigiano, alla chiusura degli sportelli di frazione Montemarzo, nel capoluogo, e Castagnole Lanze, oltre alla riduzione dell’orario settimanale in altri 29 centri, il deputato Pd Massimo Fiorio con la collega Cristina Bargero e al Senato da Daniele Borioli (entrambi alessandrini), ha presentato, nei giorni scorsi, alla Camera un’interrogazione indirizzata al ministri delle Telecomunicazioni, Maurizio Lupi, e dello Sviluppo economico, Federica Guidi.
“Chiediamo al Governo – spiega Fiorio – di verificare se l’intervento di riorganizzazione delle Poste sia coerente con il Decreto Scaiola, che dal 2008 fissa i criteri per la distribuzione degli uffici postali sul territorio nazionale, e di prevedere misure correttive laddove venisse leso il carattere ‘universale’ del servizio postale. Condivido le preoccupazioni per le ricadute del piano di razionalizzazione che nell’Astigiano (già interessato in passato al taglio degli sportelli) andrebbe a interessare comuni, sia piccoli che di medie dimensioni, con una popolazione in buona parte anziana, talvolta già privi di altre strutture essenziali o fortemente interessati a non perdere servizi perché impegnati a rendere appetibile il loro territorio valorizzato con il riconoscimento Unesco”.
Accanto a Montemarzo e Castagnole Lanze, che vedrebbero abbassare le saracinesche dell’ufficio postale, nell’Astigiano rischiano il depotenziamento le sedi di Azzano, Berzano di San Pietro, Bruno, Casorzo, Castelletto Molina, Castel Rocchero, Castelnuovo Calcea, Cerreto, Cinaglio, Cisterna, Corsione, Cortanze, Cunico, Fontanile, Grazzano Badoglio, Maranzana, Moasca, Mombaldone, Penango, Pino d’Asti, Quaranti, Robella, Rocca d’Arazzo, Roccaverano, Rocchetta Palafea, San Marzano Oliveto, Settime, Viale, Villa San Secondo.
“Le Poste – sottolinea Fiorio – sono un punto di riferimento per la popolazione delle nostre comunità periferiche e, nonostante i molti mutamenti di ‘natura’ conosciuto negli ultimi anni, continuano a essere considerate non solo come dei semplici e pur fondamentali erogatori di servizi, ma come un presidio che segna la presenza dello Stato. E’ perciò necessario approfondire al più presto le ricadute del piano di riorganizzazione, che in Piemonte prevede la chiusura di 40 sedi e il depotenziamento di altre 130, e agire di conseguenza se i territori dovessero essere penalizzati”.