L’appello di un centenario canellese contro la chiusura dell’ospedale di Nizza

Mentre l’ospedale di Nizza Monferrato sta per chiudere, arriva l’appello di un canellese, Giulio Gai, ‘Iuccio’, leva 1916, che avendo ricevuto recentemente le cure in quel presidio ospedaliero, dove è stato ricoverato per una decina di giorni, palesa il suo disappunto e dispiacere per la chiusura imminente dell’ospedale.

Poco prima del suo compleanno (il 15 novembre) mentre si preparava a festeggiare, insieme ai suoi familiari, il traguardo dei cento anni, 36.500 giorni di invidiabile vita, per la prima volta, ha avuto bisogno di un ricovero in ospedale. In quello di Nizza Monferrato – riferisce, commosso – di aver ricevuto “un’assistenza e cura eccezionali da parte sia del personale infermieristico sia medico (in particolare i dottori Bornio, Stroppiana, Piccirillo), non solo per il trattamento professionale, ma anche sotto il profilo umano, facendomi così superare ogni iniziale paura”.

E non si lascia perdere una raccomandazione: “Quando sono arrivato all’ospedale, nel reparto di medicina eravamo una dozzina di ammalati, alla mia uscita, 12 giorni dopo, eravamo solo una mezza dozzina perché si parlava di una prossima chiusura del reparto, entro il 15 dicembre.

Mi raccomando – ha proseguito con particolare convinzione – dica al sindaco di Canelli di battersi con tutti i sindaci della zona perché non venga chiuso un ospedale così funzionale e necessario, non solo per Nizza, ma per tutta la Valle Belbo. Sarebbe proprio un’assurdità.”

Da quarant’anni Giulio risiede, a Canelli, nel condominio dei “Cedri” con la moglie Maria ed è quotidianamente impegnato a coltivare il suo orto e giardino nella casa della figlia Maurizia, in regione Mariano.

“Quest’anno ho avuto un abbondante raccolto di pomodori, zucchini, fagiolini, melanzane e patate. E per la prima volta ho avuto il pozzo asciutto. Un orto, un giardino senza l’acqua è come avere niente”.

Dal 1950 al 1988 è stato gestore con il cognato Luigi, la cognata Francesca e la moglie Maria dello storico Bar Torino dove si discutevano e preparavano numerosi consigli comunali, la compravendita di giocatori e partite di calcio oltre ad essere mèta dei primi turisti stranieri attirati a gustare i particolari gelati alla frutta fresca.

“Al bar ho incontrato svariati onorevoli, Sodano fra tutti, il conduttore Mike Bongiorno e diversi personaggi. Alla sera, sovente, venivano Riccadonna, Bocchino, Zoppa, Graziola e al loro arrivo gli operai se ne andavano via”.

Tra i ricordi più belli, con nostalgia rievoca “gli anni del servizio militare a Casale come Sergente Maggiore del Genio Guardia Frontiera dove ho svolto il compito di fornire l’istruzione, tra il Colle della Maddalena, di Sant’Anna di Vinadio, Colle della Lombarda a quelli del 1917/1918/1919/1920 e 1921, i plotoni per la guerra. L’8 settembre mi trovavo al colle della Lombarda, quando Badoglio annunciò che la guerra era finita, ed è invece cominciato il brutto”.