Lunedì 12 gennaio, al don Bosco, alle ore 15, l’assessore regionale Antonio Saitta accompagnato dal direttore regionale della sanità Fulvio Moirano ha incontrato i dirigenti Asl di Asti e i sindacati. Il sindacalista Giovanni Preziosi così ha commentato: «Sembra ci siano buone aperture sia per il mantenimento dei servizi che per il personale ».
All’assemblea dei sindaci (72 presenti su 106), iniziatasi assai in ritardo, Saitta, cui Angela Motta e Giuseppe Ferrero avevano consegnato un borsone con parte delle 30.000 firme raccolte in difesa della sanità astigiana, ha presentato il nuovo piano di riorganizzazione per Asti: cinque i reparti salvati, uno in forse e sei da rivedere.
Gastroenterologia, Radioterapia, Centro trasfusionale, Geriatria e Chirurgia vascolare non saranno smantellati né accorpati con Alessandria. In forse la «salvezza» di Malattie Infettive ed è possibile che si riveda anche Dermatologia che ad Asti ha 4 medici e 10 ambulatori, con una mole di lavoro (e di spazi) tripla di quella di Alessandria. Non saranno invece più Soc (sistemi operativi complessi): Malattie endocrine (con Diabetologia), Dietologia, uno dei due reparti di Medicina, Pneumologia e Maxillo facciale, per i quali saranno salvi i servizi, ma senza primario. «In totale si perderanno solo 30 posti letto ad Asti – ha detto Moirano – sui 2400 tagliati in Piemonte».
E’ così che la Regione punta sull’assistenza territoriale per spostare risorse in una rete più vasta e da aprile con i direttori generali cercherà regole uniche per disciplinare il variegato mondo delle Casa della salute, ex ospedali trasformati in Centri di cure primarie e così via. «Intanto l’idea è di proseguire nel dibattito di quadrante Sud Est (Asti e Alessandria), per definire l’offerta dei singoli ospedali. «Tenendo ben fermo che il S. Antonio e Biagio di Alessandria è un Hub, ovvero il capofila degli ospedali». Al Santo Spirito di Nizza si continuerà a lavorare come adesso. Il nuovo, una lungodegenza, avrà altre caratteristiche.