La 24^ edizione dell’Assedio di Canelli 1613, ad un anno esatto dall’ingresso di Canelli nel Patrimonio dell’Umanità, era stata presentata, in conferenza stampa, dal vicesindaco Paolo Gandolfo, dal presidente del Gruppo Storico Militare dell’Assedio Valerio Iaboc, unitamente al regista Valter Meschiati e al direttore artistico Giovanni Cepollini, che avevano promesso di riportare l’Assedio allo spirito delle prime edizioni, nell’intento di evidenziare la drammatizzazione della rievocazione storica e di sollecitare il coinvolgimento del pubblico.
Contro le fosche previsioni generali, la rievocazione storica ha ben tenuto, recuperando l’entusiasmo delle prime edizioni. Soddisfatti quasi tutti, anche i turisti. Da piazza Amedeo d’Aosta, lungo la salita della Sternia che porta a San Leonardo, la riscoperta di vecchi mestieri e di artigianato locale ha convinto i più ad intraprendere la ‘scalata’ dell’antica via. Fin da sabato sera, poi, lungo la Sternia, si potevano incontrare anche figuranti in veste di prostitute, streghe e fattucchiere dell’epoca disposti a interpretare con efficacia la propria parte e a scherzarci su. In piazza San Leonardo, imperdibile lo spettacolo del ‘Sabba’ e della cattura delle ballerine e delle streghe in presenza dell’inquisitore e di diversi religiosi e l’incendio della chiesa di San Rocco.
Le battaglie campali ai prati Gancia restano ormai impresse solo nella memoria, sostituite da scene di duelli, battaglie e spettacoli teatrali interpretate da figuranti-attori ormai professionisti scesi in piazza Cavour dove si è spostata la drammatizzazione dell’evento, con una apprezzata riduzione dei tempi morti fra una scena e l’altra.
“Nelle precedenti edizioni, – osserva qualcuno – arrivavano gruppi più numerosi di fucilieri, tamburini, alabardieri, militari. Oltre mille!” “Con la crisi non si è più potuto averli tutti. Oggi – continua – sono presenti solo in 400, ma siamo riusciti almeno a vederli bene”.
“Con la riduzione dell’Assedio nel centro storico, la viabilità è stata meglio assicurata. – è il parere di un altro canellese – Ed è persino passata, quasi in sordina, un’importante corsa ciclistica”.
“Piazza Cavour è troppo piccola per lo svolgimento delle battaglie. – critica invece un altro – La gente è stipata e non vede nulla”.
“Abbiamo avuto un Assedio con molte presenze ed una manifestazione più vivace e compartecipata. Oltre ogni previsione. Bravi soprattutto i tantissimi volontari.” “Ho apprezzato, fra l’altro, la scelta di fare svolgere i fatti, i momenti d’armi e gli spettacoli, al riparo dai cocenti raggi solari del solstizio estivo”.
“Le truppe, i gruppi dei militari, i tamburini sono stati molto meno numerosi. Ma nelle edizioni precedenti passavano, in via Giuliani, una volta-due in tutta la giornata. Quest’anno sono stati visti passare di lì più volte”.
I menù delle taverne e osterie sono stati curati e controllati dall’Accademia Italiana della Cucina di Asti. Gli affari sono andati bene per tutti anche per i venditori di ‘street food’ ovvero di ‘cibo di strada’.
“Noi venditori di farinata abbiamo lavorato fino alle tre della mattina di domenica. E abbiamo continuato a lavorare volentieri fino a tarda notte della domenica.”
Stralciamo dalla bella lettera comparsa sull’opuscolo (edizione 2015) dell’Assedio di una signora che spiega cosa vuol dire “Assedio”:
«… Ho sempre vissuto l’Assedio da spettatrice, vedendolo come una festa… Ne ho sentite dire di cotte e crude… Lo scorso anno, invece, mi sono fatta coinvolgere. Adesso posso dire di aver finalmente capito cosa vuol dire vivere l’Assedio.
L’Assedio è sicuramente una festa, una manifestazione storica, l’uccisione di Never, il colonnello Taffini… E’ la gente che urla ‘Savoia’ per le strade, sono le persone in costume, il profumo di vino, il sapore di piatti tipici, la musica, il profumo dell’erba calpestata dai soldati, le orecchie che fischiano dopo gli spari del cannone… Ma non è solo questo.
E’ la manifestazione della passione e della grinta di tutte quelli che, durante il resto dell’anno, trovano il tempo da dedicarvisi volontariamente, perché amano vivere l’Assedio e si impegnano per far si che tutti possano provare, un giorno, le stesse emozioni.
Queste persone lavorano, s’impegnano, litigano, fanno pace, si divertono, sudano, si sporcano, pensano… con lo scopo di far tornare realmente indietro di 400 anni la città di Canelli…
Italiani, inglesi, francesi, tedeschi… sembrano parlare tutti la stessa lingua, diventando, quasi magicamente, tutti, parte di un grande gruppo di sognatori… E’ un sogno che diventa realtà.
E’ la storia che esce dal libro! Non è più sfogliare pagine e pagine di date e di nomi, ma passeggiare per le strade e rivivere la storia dal vero, ricreata fedelmente. E’ avere la possibilità di crearsi un alter ego del 1613, viaggiare con la fantasia e immaginare una vita diversa da quella attuale, conoscendo tante nuove persone che renderanno ancora più speciale la nostra esperienza».