I miei primi 25 anni nel volontariato

Nel 1984 entravo nell’Avis e avevo vent’anni.La domenica mattina andando alla Messa in Parrocchia, ai piedi della salita volgevo spesso lo sguardo a sinistra, verso la sede dell’avis e dalla terrazza vedevo sempre gente sorridente, felice di aver compiuto la sua donazione e mi ripromettevo un giorno di abbandonare la timidezza e varcare così la soglia e fare la mia prima donazione.

Così è stato… ma che emozione! Da allora l’Avis è entrata nella pelle e fa parte della mia vita e penso che nessuno riesca a scindere le due cose e a capire fino in fondo questo.

Molte esperienze si sono succedute e il volontariato è diventata la mia ragione di vita.

In seguito ho vissuto l’esperienza della nascita della Consulta Provinciale del Volontariato, la Vice Presidenza del Consiglio Regionale del Volontariato, gli incarichi ministeriali, sino all’ultimo prestigioso incarico nel Consiglio Generale della Compagnia di San Paolo.

Tanti incarichi, tante responsabilità vissute tutte con il fiato in gola, ma sempre avendo dentro la pelle la gioia dei primi momenti.

In questi 25 anni ho incontrato tante persone, ho stretto tante mani, ho visto tanti sorrisi ma anche tante lacrime. Ho sempre cercato di aiutare tutti e di mettere a disposizione di tutti le mie poche capacità e la mia esperienza.

Ho visto negli anni tante persone che mi hanno voluto bene, che mi hanno dimostrato la loro stima, mi hanno fatto sentire veramente uno di loro, e questa è stata per me la soddisfazione più grande.

Mi piacerebbe festeggiare con loro, con i volontari, magari più in là, in autunno, ma ora ho sentito il dovere di andare a Lourdes a fare il barelliere per toccare con mano la sofferenza che non grida, ma che è piena di speranza.

Come gesto simbolico ma significativo di vicinanza al mondo della sofferenza non gridata, dal 14 al 20 Luglio, ho partecipato al Pellegrinaggio del Centenario a Lourdes con gli amici dell’Unitalsi ed ho vissuto un’esperienza di fede e di amore che mi ha arricchito profondamente.

Farsi ultimi, essere vicini al mondo della sofferenza, dei malati, mettersi in ascolto, in quanto siamo in una società in cui si sente, ma non si ascolta.

Ed allora sono grato ai malati che ho accompagnato alle varie funzioni ed iniziative per tutto quello che mi hanno insegnato in questa settimana con il loro discorrere, in questo bagno di umanità.

Anna, vedova, con 450 Euro di pensione al mese, mette da parte ogni giorno un euro per permettersi l’anno seguente di andare nuovamente in Pellegrinaggio a Lourdes oppure Laura, malata di Sla, che si preoccupa del figlio di 25 anni che da quando ha contratto la malattia, non gli chiede più nulla, nemmeno un consiglio, non si confida più e questo silenzio gli pesa molto , forse più della malattia.

Luisa è vedova e a Natale ama fare i regali alle persone bisognose, ma non ha i soldi per acquistare i regali, ed allora utilizza i doni che gli porta il figlio carrozziere, ricevuti dalle Ditte fornitrici.

Luca è in carrozzella dalla nascita per una rara malattia, ma ama immaginare come è Dio e come sarà quando lo incontrerà oppure Mariuccia che non vuole più separarsi dalla sua amica Anna appena conosciuta, perché a casa è sola e comincia ad avere paura della solitudine, mentre Aldo, forse il più colto ed espansivo, l’ultimo giorno non parla più ed alla mia richiesta del perché, afferma che a Lourdes si sente più vicino alla Madonna, ha tanti amici, ma sa che il giorno seguente al rientro a Torino, ritroverà solo la propria solitudine.

Grazie a queste persone, ho ritrovato le motivazioni forti dell’impegno, dell’aiuto e dell’ascolto.

Giorgio Groppo