Intorno al caso, non ancora risolto, di Elena Ceste, la sventurata casalinga di Costigliole d’Asti di 37 anni, madre di quattro figli, il cui cadavere è stato rinvenuto a un chilometro da casa, lo scorso 18 ottobre, i carabinieri di Asti cercano di fare chiarezza passando al vaglio tutte le testimonianze, anche quelle più recenti.
E’ stato infatti denunciato V.R., impresario edile savonese 38enne, originario di Nola di Bari che, lo scorso 9 novembre, aveva contattato telefonicamente il Comando Provinciale di Asti, riferendo di avere informazioni importanti sul caso di “Elena Ceste” e proponendosi quale “super testimone”, poiché asseriva di possedere “notizie”, alcune inedite ed eclatanti, acquisite in passato nel corso di contatti intrattenuti su una chat line con Elena Ceste.
L’impresario veniva invitato a presentarsi ai carabinieri di Savona, ai quali forniva ragguagli che in quella sede già destavano alcuni dubbi circa la loro credibilità.
I Carabinieri di Asti, nella prima mattina dello scorso 14 novembre, nel corso delle indagini preliminari hanno subito constatato che quanto dichiarato dall’uomo, nei giorni precedenti a Savona, appariva alquanto incongruente rispetto al quadro investigativo acquisito in dieci mesi di indagini meticolose ed inoltre, da una prima verifica tecnica effettuata sulla chat line citata, verificavano che la documentazione informatica prodotta dall’uomo a supporto delle sue dichiarazioni risultava essere artefatta.
Su disposizione della Procura della Repubblica, dott.ssa Laura Deodato, gli inquirenti nel pomeriggio stesso hanno convocato da Savona il presunto testimone interrogandolo negli Uffici del Comando Provinciale dei Carabinieri di Asti, con lo scopo di approfondire e sottoporre ad attento vaglio le dichiarazioni fornite a Savona.
Nel corso dell’interrogatorio, durato tre ore, dapprima l’impresario, dicendosi fiero di poter fornire un concreto ed importante contributo alle indagini, dichiarava di avere avuto, circa un anno fa, contatti via chat con una donna che si era presentata come una 37 enne, di chiamarsi Elena, di abitare a Costigliole d’Asti, di essere la madre di quattro figli e la moglie di un Vigile del Fuoco e che il rapporto virtuale, a suo dire, nel tempo consolidatosi, avrebbe portato la donna ad avere più fiducia in lui, al punto da spingerla più volte a contattarlo telefonicamente e a confidargli particolari anche intimi della sua vita coniugale, che la turbavano profondamente e che l’avrebbero convinta, anche grazie al suo sostegno morale, a lasciare definitivamente il marito.
A supporto della storia narrata, l’impresario mostrava ai Carabinieri una documentazione fotografica dei messaggi ricevuti in chat dalla donna, che proprio dopo il ritrovamento del suo cadavere avrebbe deciso di portare all’attenzione degli inquirenti. A questo punto, l’indagato messo alle strette di fronte alle sue evidenti contraddizioni, ammetteva di essersi inventato tutto, spiegando di averlo fatto per avere un momento di popolarità televisiva.
Pertanto, è stato denunciato per “false dichiarazioni rese al P.M.” e “falsificazione del contenuto di comunicazioni informatiche”. L’episodio in questione si inserisce, tra l’altro, in una serie di altre mendaci segnalazioni, effettuate in passato sul caso di Elena Ceste.
Intanto il sindaco di Costigliole d’Asti, Giovanni Borriero, ha inoltrato agli organi di stampa e di informazione radiotelevisiva una sorta di invito a diminuire, nei pressi dell’abitazione, la “pressione mediatica” nei confronti dei familiari, in particolare dei figli minori.