Un mese prima della rievocazione storica dell’Assedio 1613 nella vicina città di Canelli (alla sua ventiduesima edizione), anche Nizza Monferrato vuole rievocare l’evento che l’ha vista protagonista 400 anni fa.
Con una conferenza stampa in costume d’epoca sono stati presentati alla stampa, sabato mattina 4 maggio, nella Sala del Consiglio di Nizza, i programmi per i festeggiamenti del 400° anno dall’assedio di Nizza Monferrato.
Sabato 11 e domenica 12 maggio, si svolgerà per le vie di Nizza una rievocazione storica dell’assedio posto dalle truppe dei Savoia e dai Francesi dal 12 al 24 maggio 1613. Dopo dodici giorni le truppe amiche ruppero l’assedio e inseguirono gli assedianti in fuga verso Canelli.
All’epoca la città presentava tre porte d’ingresso (Porta Lanero, Porta Belmonte e via 1613) sulle quali domenica 12 maggio (esattamente il 12 maggio 1613 le truppe dei Savoia assediarono la città protetta dai Gonzaga), alle ore 17.30, verranno posizionate tre formelle in terracotta celebrative. Nei giardini del Palazzo Baronale Crova avrà luogo la rievocazione storica in costume seicentesco e la cena dell’assedio. Nell’occasione il Campanòn verrà suonato a martello.
Nizza all’epoca era una città ricca grazie al commercio e all’agricoltura fiorente che dava il vino allora più ricercato: la malvasia, ed i tartufi più pregiati, entrambi richiesti dalla corte dei Gonzaga. (Antonio Possevini “Belli Monferratensis Historia” edito nell’anno M. DC. XXXVII)
Perché l’assedio? «Il popolo viveva relativamente bene… – si legge nel sito web de L’Erca – fino a quando scoppiò la “Prima guerra del Monferrato” tra Carlo Emanuele I di Savoia e Ferdinando Gonzaga.
Carlo Emanuele I, duca di Savoia possedeva terre che confinavano con Nizza, governata dai Gonzaga di Mantova.
Una figlia del Savoia, Margherita, sposò Francesco Gonzaga che morì di vaiolo lasciando erede la sua bambina, Maria, nipote di Carlo Emanuele I.
Ella avrebbe dovuto ereditare il Ducato, ma lo zio, cardinale Ferdinando, ne usurpò il titolo e la mise nel convento di Sant’ Orsola a Mantova.
Il nonno materno colse l’occasione per rivendicare il Monferrato ed allargare i propri domìni, quindi iniziò la guerra assalendo le roccaforti monferrine dei Gonzaga.
Tra queste c’erano Alba e Nizza Monferrato, mentre Canelli era già terra dei Savoia.
Ferdinando, Duca di Mantova e del Monferrato, non stette con le mani in mano: mise in allarme le città monferrine, ordinò di armare tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni, inviò rinforzi ed armi e chiese che attorno a Nizza fosse abbattuto tutto ciò che poteva rappresentare un riparo per i Savoiardi. Cominciò la miseria; eravamo in maggio e grano, frutta, uva, ortaggi stavano maturando; i contadini dovettero distruggere tutto ciò che non poteva essere portato entro le mura di Nizza…il nemico non doveva trovare cibo. Le mura vennero rinforzate, si ammassò il grano ed il cibo per resistere all’assedio. La campagna restò pressoché deserta ed abbandonata. Resistettero i frati francescani dei conventi fuori le mura.»
Chi ne pagò le conseguenze?
«Ferdinando, Duca di Mantova e del Monferrato, – si legge ancora sul sito web de L’Erca – non stette con le mani in mano: mise in allarme tutte le città monferrine, ordinò di armare tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni, inviò rinforzi ed armi e chiese che attorno a Nizza fosse abbattuto tutto ciò che poteva rappresentare un riparo per i Savoiardi. I cittadini non ne furono entusiasti: perdere tutto perché?
Cominciò la miseria; eravamo in maggio e grano, frutta, uva, ortaggi stavano maturando; i contadini dovettero distruggere tutto ciò che non poteva essere portato entro le mura di Nizza…il nemico non doveva trovare cibo. Le mura vennero rinforzate, si ammassò il grano ed il cibo per resistere all’assedio.
La campagna restò pressoché deserta ed abbandonata.
Resistettero i frati francescani dei conventi fuori le mura, ma anche le chiese non furono rispettate!
Il sistema difensivo di Nizza è ben documentato in vari archivi, incluso quello di stato in Torino. Qui si può notare che Porta Lanerio ( cima di Nizza) era protetta da un fossato che veniva allagato in caso di guerra. Il rio Nizza, alla confluenza del Belbo, veniva sbarrato con una diga provvisoria, in modo che il livello dell’acqua crescesse fino a frenare improvvisi assalti. Esso era difeso da bastioni (attuale via 1613), terrapieni che riparavano la via sottostante le mura,chiamata spalto (via Spalto Nord).»
Sotto la loggia del palazzo comunale, l’Associazione Filatelica Numismatica Nicese presenterà una speciale cartolina con possibilità di annullo filatelico.
L’Accademia di Cultura Nicese L’Èrca ha ricordato l’assedio 1613 anche con un calendario 2013 in edizione straordinaria.