Sabato 20 ottobre, alle ore 18, al Teatro Ariston di Acqui Terme, Piazza Matteotti si terrà la cerimonia di premiazione della 45° edizione del Premio Acqui Storia. Sarà condotta da Elisa Isoardi e Franco Di Mare, conduttori dal dicembre 2011 di Unomattina sul primo canale televisivo nazionale, e sarà il culmine di un intenso programma di eventi, iniziati nella mattinata. Sul palco, oltre alla presenza dei vincitori delle tre sezioni, le personalità insignite dei premi speciali “Testimone del Tempo”, “La Storia in TV”, Medaglia Presidente della Repubblica.
Il Premio Acqui Storia, nato nel 1969 per onorare il ricordo della “Divisione Acqui” e i caduti di Cefalonia nel settembre 1943, è divenuto in questi ultimi anni uno dei più importanti riconoscimenti europei nell’ambito della storiografia e del romanzo storico, ottenendo una grande visibilità internazionale e un importante rilancio scientifico e culturale.
I vincitori della 45° edizione del Premio sono: Mauro Mazza, Giuseppe Vacca, Giovanni Tassani, Giancarlo Mazzuca, Luciano Foglietta.
Mauro Mazza, dal 2009 direttore di RAI 1, dopo aver guidato per sette anni il Tg2, con il volume L’alberodelmondo, Fazi Editore, si aggiudica i 6500 euro del Premio nella sezione dedicata al romanzo storico. Siamo nell’autunno del 1942 e a Weimar c’è il raduno degli scrittori europei organizzato da Goebbels. Le sorti della guerra sono prossime a capovolgersi e questo romanzo storico di Mazza “legge” questo crepuscolo e i suoi segni attraverso un appuntamento di intellettuali, che in un passaggio difficile degli eventi bellici dovrebbe rilanciare idee e immagini del Nuovo Ordine Europeo.
Se tra i convenuti non mancano i duri e puri di sicura fede, sono tanti anche gli spiriti inquieti. Tra essi il giovane studioso Giaime Pintor, germanista, traduttore di Rilke, collaboratore della Casa Editrice Einaudi, e lo scrittore Elio Vittorini, tra le penne più vivaci ed anticonformiste del “fascismo di sinistra”. Pintor e Vittorini hanno voluto essere presenti al Convegno perché alla rivoluzione epocale nel segno del fascismo hanno creduto: ma la mente si interroga senza avere risposte. Non l’avranno da Drieu La Rochelle e Robert Brasillach, anche loro a Weimar, anche loro spiriti inquieti e dalle tante contraddizioni. Né, nella finzione del romanzo storico di Mazza, Pintor potrà averle da Ettore Maiorana, il genio della fisica che, scomparso all’improvviso dall’Italia, forse ha scelto la Germania nazista per i suoi esperimenti. Intrecciando fiction, filosofia e storia questo romanzo sorprende per la capacità di restituirci la psicologia complessa e contraddittoria di due grandi intellettuali italiani e fa luce ed interpreta episodi della vita di Pintor e Vittorini, che sono stati per decenni occultati e soltanto in un secondo tempo sono stati oggetto di un dibattito più aperto.
Giovanni Tassani con il volume Diplomatico tra due guerre. Vita di Giacomo Paulucci di Calboli Barone, Casa Editrice Le Lettere e Giuseppe Vacca con il volume Vita e pensieri di Antonio Gramsci. 1926 -1937, Einaudi si aggiudicano ex aequo il premio nella sezione storico-scientifica.
Giovanni Tassani è autore di vari studi e libri di storia italiana tra cui quelli su Dossetti, De Gasperi, Scelba e Moro e di saggi illuminanti ed esaurienti sulla famiglia Paulucci di Calboli. Questo volume premiato si colloca all’incrocio di diversi generi storiografici: la biografia, la storia diplomatica, la storia politico-culturale. Ciò come riflesso dei differenti ruoli svolti dall’ambasciatore Paulucci di Calboli in decenni di carriera diplomatica in anni cruciali della storia d’Italia. L’autore ricostruisce con stile brillante e finezza interpretativa l’opera di Paulucci, basandosi su un’ampia ricerca documentaria.
Giuseppe Vacca, storico del pensiero politico, ha dedicato a Gramsci molti studi. Il volume con il quale si aggiudica ex aequo il Premio Acqui Storia è frutto di un lungo e appassionato esame della copiosa letteratura sul tema e di scavo documentario rigoroso, anche su fonti inedite: l’opera esamina la vita e i pensieri (assilli politici e personali compresi) di Antonio Gramsci, con particolare attenzione per il suo ultimo decennio e approda a giudizi equilibrati e a interrogativi acuti sulla meditazione gramsciana. Evidenzia altresì l’isolamento di Gramsci non solo per la carcerazione e la malattia ma anche a causa della Terza Internazione e degli orientamenti di Togliatti.
Giancarlo Mazzuca già direttore de “Il Resto del Carlino”, del “Quotidiano Nazionale” e del “Giorno” è stato inviato speciale al “Corriere della Sera “, vicedirettore a “Fortune” e alla “Voce” di Montanelli, caporedattore del “Giornale”. Insieme a Luciano Foglietta, decano dei giornalisti romagnoli, viene premiato nella sezione storico-divulgativa con il volume Sangue romagnolo. I compagni del Duce, Minerva Edizioni. Non sono i personaggi del libro di Mazzuca e Foglietta a rappresentare la novità del volume. Bombacci è sicuramente il più conosciuto dei tre mentre Nanni ed Arpinati lo sono molto meno: in questo caso vengono analizzati in profondità gli assassinii di Arpinati e Nanni a Malacappa. Sangue Romagnolo analizza nel profondo l’animo e la mentalità di un popolo sanguigno, unico nel panorama italiano e critico nei confronti del regime che operò spesso scelte che compromisero la vita dei tre biografati. Attraverso l’esame di una mentalità, di un modo di affrontare una vita sempre grama, spiega in modo esemplare le spinte che portavano ad un estremismo politico frutto di una passione esistenziale che si nutriva delle idee intorno alle quali andava formandosi la visione del mondo del 900. Bombacci , il fondatore del Partito comunista italiano che morirà a fianco del Duce, è l’emblema di una Romagna non compresa dal resto d’Italia.
L’assegnazione del premio Testimone del Tempo 2012, che rappresenta il momento più prestigioso della manifestazione, vedrà calcare il palco del Teatro Ariston quattro figure di straordinario rilievo nel panorama culturale e artistico contemporaneo: Bruno Vespa, Carlo Verdone, Maria Gabriella di Savoia, Paola Pitagora.
Bruno Vespa, autorevole personalità del giornalismo scritto e di quello televisivo italiano e internazionale, ha saputo proporre con “Porta a porta” lo stile di una informazione televisiva puntuale, argomentata ed equilibrata, attraverso un confronto con l’attualità della politica e della cronaca che favorisse lo scambio anche polemico delle opinioni, senza però venir meno alle regole di un confronto civile, lontano dai toni urlati e dal settarismo. E laddove qualcuno degli ospiti abbia varcato i limiti della urbanità o abbia trinciato sentenze con toni aggressivi e faziosi, ha sempre saputo richiamarlo con la pacata o, se necessario, ferma autorevolezza di sperimentato conduttore. Come giornalista e come storico, illustrando in modo documentato e problematico, ma con un taglio amabilmente divulgativo gli scenari più cruciali dell’Italia del Novecento, ha portato un contributo efficace alla ricostruzione obiettiva del nostro passato e quando si è impegnato nel mettere a fuoco uomini ed eventi della Prima e della Seconda Repubblica, ha saputo raccontare con intelligenza, vivacità e curiosità di spirito, l’Italia politica nei suoi cambiamenti anche tumultuosi, nei suoi nodi irrisolti, nelle sue eterne contraddizioni.
Carlo Verdone, nella sua carriera, ormai più che trentennale, di attore e di regista, è riuscito a rinnovare la commedia all’italiana, tenendo conto dei cambiamenti avvenuti nel costume nazionale ma anche delle caratteristiche che si ripropongono, vischiose e vistose, al pari di veri e propri modelli, ancorché non esemplari. Così ha saputo dar vita ad una galleria di “tipi” ritagliati su mode e modi, tic e tabù, di un’Italia popolare o piccolo-borghese, alfabetizzata in modo precipitoso dalla modernizzazione, dal consumismo, dall’influenza dei mass-media, dunque rimasta fondamentalmente analfabeta nei comportamenti, nei sentimenti, nelle confuse aspirazioni, e che trova nell’arte di arrangiarsi, anche con la coscienza, un meccanismo per sopravvivere, senza fare e senza farsi troppo male. Verdone ha inventato una comicità che costeggia la satira negli umori acri e nella enfatizzazione graffiante dei caratteri, ma della satira ha anche la vocazione volta a rappresentare l’eterna commedia umana, con un retrogusto morale, ma non didascalico, che in particolare emerge nella vasta tipologia di individui goffi, malinconici, ipocondriaci, stressati e stressanti che costituiscono il più significativo contrassegno di una vasta e colorita galleria di ritratti.
S. A. R. Maria Gabriella di Savoia ha vissuto la drammaticità della storia da quando, nel settembre 1943, a soli tre anni, dalla Madre, Maria José Principessa di Piemonte, venne portata in Svizzera, a rischio di cattura da parte di emissari nazisti, e poi il 5-6 giugno 1946, quando in poche ore dal Quirinale fu trasferita a Napoli e salpò per il Portogallo, ove fu poi raggiunta dal Padre, Umberto II: il lungo esilio. Dalla giovinezza la Principessa ha unito lo studio delle lingue al culto del bello alla Ecole du Louvre, apprezzata allieva del celebre acquerellista Oskar Kokoschka. Ideatrice e presidente della Fondazione Umberto II e Maria José di Savoia (raccolta imponente di cimeli, documenti e libri rari, salvati dalla dispersione), con regale generosità ha promosso e realizza studi innovativi, approdati a opere quali Diario di una monarchia,1861-1946, saggi e rassegne espositive su molteplici aspetti della vita di Casa Savoia, quale fulcro millenario della civiltà di un’Italia europea nei secoli. Presidente della Fondazione Professor Mario Dogliotti che, nel solco delle iniziative filantropiche dalle regine d’Italia, soccorre le famiglie dei bambini malati, la Principessa ha meritato prestigiosi riconoscimenti, tra i quali il “Premio Nazionale Giosue Carducci” per la critica storica.
Il conferimento a Paola Pitagora, vuole essere un riconoscimento a chi come lei ha saputo dare un significativo contributo allo spettacolo attraverso il linguaggio dell’arte nelle sue molteplici espressioni, come interprete di sceneggiati televisivi, che sono entrati nella storia della nostra televisione, come attrice teatrale e cinematografica, nella sua pluriennale carriera ricca di successi e di affermazioni. Nel 1965 c’è stata la consacrazione con I pugni in tasca di Marco Bellocchio, in cui ha interpretato il personaggio di Giulia, una figura alquanto ambigua e controversa. Successivamente sarà Cinzia, in Senza sapere niente di lei (1969) di Luigi Comencini con cui vince il Nastro d’argento come miglior attrice. Il ruolo che più di tutti l’ha resa popolare al grande pubblico è quello di Lucia Mondella nello sceneggiato televisivo de I promessi sposi (1967), per la regia di Sandro Bolchi.
A Valerio Massimo Manfredi il Premio La Storia in TV. “La Storia in TV” 2012 vuole rendere un significativo omaggio alla carriera di Valerio Massimo Manfredi. Valerio Massimo Manfredi ha insegnato in diversi atenei italiani e stranieri, pubblicando molti articoli, saggi e libri di carattere storico e archeologico, che spaziano dai Greci ai Celti, dalle città morte della Siria agli Etruschi, da Senofonte ad Alessandro Magno. E’ autore di romanzi storici di grande successo, tradotti in varie lingue, fra i quali la trilogia dedicata ad Alèxandros del 1998, nonché L’armata perduta, con cui nel 2008 ha vinto il Premio Bancarella e il romanzo Arachnes che nel 2010 si è affermato al Premio Scanno. Si è occupato di soggetti e sceneggiature per il cinema e la televisione. Per La 7 ha condotto dapprima Stargate-Linea di confine e quindi il programma di approfondimento storico Impero, che ripercorre, alla luce dei più antichi reperti archeologici, le parabole degli antichi imperi, dimostrando che la divulgazione, quando sia sorretta da serietà d’intenti e dall’entusiasmo della passione, può esemplarmente coniugarsi con l’acribia dello studioso e del ricercatore di vaglia.
Il Premio speciale “Alla Carriera”, con la medaglia Presidenziale, assegnata dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano, è stato conferito a Mario Cervi. Dal 1945 cronista, inviato, vicedirettore e direttore delle più prestigiose testate italiane, Mario Cervi ha vissuto in diretta e narrato momenti fondamentali della storia planetaria (la crisi di Suez del 1956, i colpi di Stato dei colonnelli in Grecia e di Augusto Pinochet in Cile…) e di quella italiana, indagata con l’obiettività critica di osservatore disincantato, anche in prospettiva diacronica.
Con la illuminante Storia della guerra di Grecia e con la celeberrima Storia d’Italia, firmata con Indro Montanelli, ha creato uno stile di immediato, vasto, durevole successo, rinnovato con Milano ventesimo secolo, Gli anni del piombo, Sprecopoli: opere che appassionano i lettori, sollecitati al recupero della memoria, senza feticci, liberi da ideologie e giustizialismo. Tramite la meditazione sulle radici remote della gracilità dell’Italia odierna e il costante dialogo con i lettori, con garbo e sagacia Cervi ha esortato al dovere della responsabilità. In saggi, biografie, migliaia di articoli, prefazioni e discorsi, Cervi ha confrontato il procelloso presente col ricordo dell’8 settembre 1943, elevato a paradigma della precarietà dell’Italia, auspicandone il “riscatto” con l’affermazione dei principi cardinali della dignità e della libertà.
“Il Premio Acqui Storia rappresenta per la Città di Acqui un evento che pone la nostra cittadina sotto i riflettori culturali internazionali: la consapevolezza dell’importanza che questo Premio riveste per la Città, di cui mi onoro di essere stato nominato Sindaco nell’anno corrente, costituisce per me uno stimolo a dare continuità ed altresì a far crescere il Premio Acqui Storia, che annovera tra i suoi partecipanti le migliori penne della storiografia internazionale” – ha dichiarato il Sindaco di Acqui Terme Enrico Silvio Bertero.
“L’elevatissimo numero di volumi partecipanti e delle case editrici in concorso, ed i temi sempre più importanti e controversi, scandagliati e documentati con profondità e spirito critico, sottoposti alla valutazione dei giurati, dimostrano che il Premio si pone come punto di riferimento per tutti coloro che fanno e scrivono la storia, anche sotto forma di romanzo, e consolida la sua importanza come maggior premio storico non solo italiano ma europeo” ha rimarcato il Responsabile Esecutivo del Premio Carlo Sburlati, artefice in questi ultimi anni di uno spettacolare rilancio scientifico, culturale, mediatico e mondano del Premio, come evidenziato dai maggiori quotidiani italiani e raccontato in quasi tutti i telegiornali nazionali.
Il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, Pier Angelo Taverna nel confermare, anche per l’anno in corso, l’intervento finanziario dell’Ente, ha sottolineato “Questa edizione del Premio è, a mio avviso, particolarmente significativa sia per gli organizzatori che per i promotori: si festeggia, infatti, il 45° anniversario del Premio Acqui Storia, una ricorrenza di tutto rispetto, contrassegnata da una vitalità in continuo crescendo. Mi riferisco alla risonanza scientifica e mediatica ed al prestigio che la manifestazione ha assunto, a livello nazionale ed internazionale, grazie alla capacità di rinnovarsi dimostrata, anno dopo anno, arricchendosi di una nuova Sezione dedicata al Romanzo Storico e di nuovi riconoscimenti, in primis la Medaglia Presidente della Repubblica. Tutto ciò ha richiesto un impegno costante da parte degli amministratori acquesi, dei componenti le diverse giurie, del Gruppo dei lettori e di quanti in questi anni hanno lavorato per la buona riuscita del Premio diventato un ottimo momento di promozione per un territorio ricco di storia e di grandi opportunità turistiche”.
L’Acqui Storia ha l’Adesione del Presidente della Repubblica e il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il Premio ogni anno è organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Acqui Terme, con il contributo della Regione Piemonte, Provincia di Alessandria, Terme di Acqui, Egea, Gruppo Amag, Istituto Nazionale Tributaristi, CTE e della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria che si conferma partner fondamentale dell’iniziativa.