>> Carne bovina piemontese: più informazione e attenzione

Il bel sole di questo anomalo mese di ottobre ha salutato il crescente successo di pubblico della giornata di promozione “Piemontese? Sì, grazie!” che l’azienda Isola della Carne di Repergo di Isola d’Asti ha organizzato domenica scorsa in collaborazione con il Cipa-at della Cia di Asti.

Oltre milleduecento le persone (seicento delle quali hanno preso parte anche all’ormai irrinunciabile Pranzo in cascina) hanno visitato le stalle dell’azienda della famiglia Capra che quest’anno ha concluso il percorso di controllo della produzione arrivando al cosiddetto “ciclo chiuso” che prevede la totale tracciabilità degli animali, tutti rigorosamente di razza bovina piemontese, dalla nascita alla commercializzazione della carne nel punto vendita aziendale.

La manifestazione, alla sua terza edizione, ha avuto uno dei suoi momenti di maggior interesse nell’incontro del mattino tra esperti e consumatori a cui, dopo i saluti del sindaco di Isola, Franco Cavagnino, hanno partecipato il dietologo prof. Giorgio Calabrese, il gastronomo astigiano Giancarlo Sattanino, il presidente ed il direttore dell’Associazione Provinciale Allevatori, Rino Cerrato e Marco Salvo ed i due esponenti dell’Anaborapi, Andrea Quaglino e Tiziano Valperga. Con loro il vicepresidente nazionale della Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino, l’on. Massimo Fiorio, l’assessore provinciale all’agricoltura, Fulvio Brusa ed il presidente regionale di Cia e Cipa-at, Roberto Ercole.

Molto si è parlato della serpeggiante crisi della zootecnia (costi di produzione in rialzo e quotazioni al consumo in discesa) e della tuttora inadeguata considerazione che il mercato sembra avere per le qualità della carne di bovina piemontese. Qualità di cui ha diffusamente trattato il prof. Calabrese, sottolineando l’importanza degli insostituibili valori nutritivi di questa carne (proteine di alto valore ma non solo) che si presta, come ha a sua volta indicato il dr. Sattanino, agli usi di cucina i più diversi, soprattutto se si torna all’utilizzo anche di tutte quelle parti un tempo richiestissime ed oggi un po’ dimenticate (rognoni, fegato, animelle, ecc.) che tra l’altro sono ingredienti fondamentali di tre grandi piatti della tradizione piemontese come il Gran Bollito, il Fritto misto e la Finanziera.

L’esigenza di tornare a dare massima attenzione alle produzioni agricole ed in questo caso, alla zootecnia di qualità (proposta, tra l’altro, da un’azienda gestita da giovani imprenditori, con criteri di rigorosa trasparenza produttiva), è stata poi sottolineata, con più di una declinazione, da Scanavino ed Ercole, mentre l’assessore Brusa ha lanciato un appello ad azioni comuni perché esempi come quelli dell’Isola della Carne vengano imitati da altre aziende e siano meglio note ai consumatori. Tema quest’ultimo trattato anche, prima delle brevi note informatieve spiegate da Marco Capra, uno dei fratelli che conducono l’Isola della carne, dall’on. Fiorio che ha messo in evidenza come sia oggi necessario un forte impegno di informazione alimentare nei confronti dei consumatori e come, d’altra parte, sia assolutamente indispensabile – sia pure a fronte dei limitati mezzi dei tempi della crisi – un’azione di sostegno della zootecnia di qualità da parte degli enti pubblici, primo fra tutti la Regione. (Paolo Monticone)

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