Il primo incontro tra Papa Francesco e i vescovi piemontesi

ll primo incontro tra Papa Francesco e l’episcopato piemontese, guidato dall’arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia, avverrà in due udienze lunedì 6 e venerdì 10 maggio. Occasione sarà la «visita ad limina Apostolorum» che, in questi mesi a cavallo tra il 2012 e il 2013, sta impegnando i vescovi delle 226 diocesi italiane, metà dei quali sono stati ricevuti da Benedetto XVI.

Lunedì 6 maggio, alle ore 11, l’arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia accompagnato dal vescovo ausiliare mons. Guido Fiandino, mons. Giacomo Lanzetti (Alba), mons. Franco Lovignana (Aosta), mons. Giuseppe Cavallotto (Cuneo e Fossano), mons. Luciano Pacomio (Mondovì), mons. Piergiorgio Debernardi (Pinerolo), mons. Giuseppe Guerrini (Saluzzo), mons. Alfonso Badini Confalonieri (Susa), mons. Guido Gallese (Alessandria). Venerdì 10 maggio, alle ore 11, toccherà a: mons. Enrico Masseroni arcivescovo di Vercelli,  mons. Gabriele Mana (Biella), mons. Alceste Catella (Casale Monferrato), mons. Franco Giulio Brambilla (Novara), mons. Pier Giorgio Micchiardi (Acqui Terme), mons. Francesco Ravinale (Asti), mons. Edoardo Aldo Cerrato (Ivrea).  I dati delle diocesi piemontesi.

Per  comprendere a pieno il significato di questo evento, pubblichiamo l’intervento di Cesare Nosiglia, Arcivescovo metropolita di Torino, Presidente della Conferenza episcopale piemontese, dal titolo “Nos ad limina”:

«Ci presentiamo a papa Francesco, noi vescovi di Piemonte e Valle d’Aosta, per una visita che è tutto meno che un rituale obbligato. C’è la «novità», e anche l’umana curiosità, di incontrare il successore di Pietro che, in queste prime settimane di pontificato, ha saputo offrire ai cristiani e al mondo intero quelli che sono i veri «segni» della giovinezza perenne della Chiesa. Ma la visita ad limina ha origini ben più antiche e motivazioni più profonde: la facilità attuale delle comunicazioni e dei viaggi non toglie nulla, e non rende banale, questa andata a Roma; essa è, in realtà, un ritorno alla Casa da cui tutti siamo partiti, la tomba di Pietro.

Anche per questo, attraverso le pagine che pubblicano i giornali cattolici del Piemonte e Valle d’Aosta, vogliamo sottolineare e dare importanza a questo momento. Portiamo al Papa la realtà di una Chiesa in cammino, che vive in un territorio attraversato da fortissime difficoltà economiche e sociali. La nostra gente, così come i tanti immigrati che vivono qui, sta pagando duramente il cambiamento del «modello di sviluppo» che si incrocia con la crisi economica globale. E però devo dire che mai come in questo tempo le nostre Chiese locali, le parrocchie, le comunità religiose, le aggregazioni testimoniano quanto sia viva e forte quella «carità» evangelica che, sulle orme dei santi sociali, ha sempre caratterizzato la presenza della Chiesa in  questa terra.

A 50 anni dal Concilio le diocesi di Piemonte e Valle d’Aosta hanno reso più forte e concreto il legame che le unisce. Mentre dovremo conoscere meglio, discutere, affrontare le difficoltà che di questi tempi colpiscono le aggregazioni laicali, soprattutto quelle impegnate nella cultura e nell’animazione ociale, abbiamo un quadro più chiaro dell’impegno comune delle nostre diocesi nel campo della nuova evangelizzazione. Intorno a questa «sfida» è cresciuta una collaborazione sul terreno dell’iniziazione cristiana, dove le diocesi seguono ormai orientamenti che sono comuni perché maturati insieme – nello studio, nella preparazione, nel confronto tra vescovi, esperti, responsabili di catechesi e pastorale familiare dell’intera regione. Lavorare insieme intorno al Battesimo significa anche rinsaldare legami con la realtà delle famiglie, provarsi a rinnovare una fede che magari si conserva  ma non si esprime più come un tempo.

In parallelo alla pastorale battesimale c’è un impegno comune rivolto ai giovani, affinché scoprano le loro «vocazioni», cioè il senso profondo della vita, nella consacrazione come nel mondo. La preparazione della GMG, il Sinodo di Torino sono alcuni dei segni di un’attenzione permanente, sempre nell’ambito di questa «scommessa» essenziale: tornare a riproporre la libertà e la bellezza del Vangelo a quei popoli che, come il nostro, sono stati i primi a conoscerlo e testimoniarlo.»

(pagina realizzata in collaborazione con l’Agd)

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