Un nuovo anno scolastico sta per iniziare: problemi vecchi e nuove esigenze formative attraversano il mondo della scuola. I problemi vecchi, nazionali e locali, rimangono troppo spesso insoluti e oggetto di vacuo dibattito. Le strutture troppo spesso sono obsolete, se non pericolose, troppo spesso penalizzanoi una serena e gioiosa attività educativa basata sulla relazione costruttiva e fiduciosa tra allievo insegnante, poi col genitore.
Le esigenze educative cui la scuola deve rispondere con immediatezza si fanno sempre più impellenti e diversificate. Il mondo globalizzato ha posto alla società e quindi alla scuola enormi problemi ed anche nuove prospettive, inderogabili.
Il degrado ambientale coi disastrosi cambiamenti climatici, l’economia che emargina sempre più intere popolazioni, l’automazione che avanza minacciosa nei confronti dell’occupazione di larghe fasce sociali non adeguatamente formate, l’emigrazione di intere popolazioni che vanno in cerca di una vita degna di essere vissuta, il senso civico in declino sono sintomi allarmanti, da correggere.
Dall’altro lato ci sono poi le nuove opportunità, o meglio le nuove necessità formative perché i giovani possano realizzarsi nella società e nella vita privata.
Sono tutte istanze che si riversano a valanga sulla scuola e che gli insegnanti, in prima linea, da soli, devono affrontare immediatamente, con grande professionalità e determinazione. Troppo spesso però non sono adeguatamente capiti, sostenuti e aiutati ad affrontare il loro compito e rischiano di perdere entusiasmo, col pericolo di cadere nel tentativo di galleggiamento.
La scuola, se vuole essere istituzione formativa, non può non essere messa al centro dell’attenzione della comunità sia locale che nazionale.
La relazione educativa, che in sostanza è l’essenza della scuola, non può non avere un ruolo primario. Poi vengono le attrezzature che la moderna tecnologia propone, ma essenziale è sempre il rapporto verbale e l’atteggiamento empatico e professionale che si instaura tra allievo ed insegnante.
Tale rapporto non può essere efficace, convincente e formativo, seppur di natura probabilistica, se il numero degli alunni eccede la possibilità oggettiva di stabilire da parte dell’ insegnante un dialogo personale, che risponda alle effettive richieste dell’ allievo.
Se il numero eccede questa possibilità necessariamente l’azione educativa rimane collettiva e frontale, inadeguata a rivolgersi alle fasce esterne, deboli o forti che siano.
Da qui scaturiscono i fenomeni che affliggono la nostra comunità scolastica: bullismo, scarso senso civico,disinteresse, avversione, abbandono, emarginazione e dall’altra parte mancato sostegno a chi ha le capacità per fare un percorso di eccellenza formativa.
Tale rapporto non può essere pienamente efficace se le strutture, le aule, le palestre, i corridoi, i cortili, i sevizi igienici sono vetusti, inadeguati ed a volte addirittura poco sicuri.
La scuola materna “Specchio dei tempi” di via Solferino, due anni fa, dopo molte segnalazioni è stata sgomberata per pericolo di crollo strutturale. Ora è stata rimessa in funzione ed in sicurezza. Per renderla sicura c’è voluta l’emergenza e con l’emergenza si trovano i finanziamenti!
Queste sono preoccupazioni e temi, ben noti a chi nella scuola vive, o che per lunghi anni vi ha vissuto che rimangono vivi per tutta la vita perché un insegnante non cessa di essere tale col pensionamento.
Alla luce delle esperienze vissute, tende a farsi carico dei problemi attuali e si muove per dare il suo apporto di idee costruttive.
Nelle settimane scorse un tale discorso è stato fatto da 43 insegnanti in pensione per la scuola canellese. Ha avuto ridondanza presso molti cittadini, c’è stata la risposta dell’amministrazione comunale locale, non in linea e né a sostegno di quanto posto in discussione. Le linee sono divergenti, distanti, addirittura contrastanti, con accesi accenti che esulano da un corretto e concreto discorso tendente al raggiungimento di un comune obiettivo: la scuola al centro della società locale.
La parola ed il giudizio comunque passa alla comunità tutta, al mondo della scuola, ai genitori singoli ed a quelli che hanno responsabilità nella gestione collegiale della scuola, a tutte le agenzie educative, a chi gestisce il potere sulla comunità.
Agli insegnanti in quiescenza che hanno proposto il documento non resta altro che osservarne gli sviluppi da lontano, esternamente, ma col cuore e la mente rivolta, come è stato per tutta la loro vita, al bene ed alla formazione integrale dei nostri giovani. Sperano, anzi sono convinti che la loro azione produca qualche effetto, magari recondito. Romano Terzano