Il pastore metodista Bruno Giaccone dell’associazione ecumenica di volontariato Dodiciceste onlus ci scrive: «Lasciate che vi esprima un’emozione molto personale.
La visita di papa Francesco al tempio valdese di Torino mi ha molto emozionato, come ha emozionato molti e molte, ho notato la stessa emozione negli occhi dello stesso papa, del moderatore e di tutti i presenti. Mi ha colpito soprattutto la sobrietà dell’incontro, anche il palco, le sedie ecc. che penso anche Francesco abbia apprezzato.
A questo punto la memoria mi ha portato al lontano 1994. Da anni, durante la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, a San Marzano O. praticavamo lo scambio dei pulpiti con una liturgia che si svolgeva un anno nel tempio metodista e l’anno successivo in chiesa cattolica. Alla liturgia seguiva poi un rinfresco. Un anno abbiamo organizzato due cortei con fiaccole, uno che partiva dalla chiesa cattolica e uno dal tempio metodista, che si sono incontrati davanti al municipio dove, alla presenza del sindaco con fascia tricolore e stendardo del Comune, abbiamo chiesto perdono per le nostre divisioni.
Ma il 1994 è stato un anno speciale, per la prima volta la nostra chiesa, forse la prima in tutta Italia, invitava il vescovo della diocesi cattolica mons. Livio Maritano che predicò nel nostro tempio.
La chiesa era gremita all’inverosimile e moltissimi erano in piedi all’esterno nonostante il ghiaccio.
Alcune anziane donne della nostra chiesa avevano le lacrime agli occhi per la commozione e mi dicevano: “Sai Bruno, non tanto tempo fa ci tiravano ancora le pietre nelle finestre. E ora… finalmente…”
Il papa e il moderatore a Torino hanno parlato anche di solidarietà e accoglienza. Desidero ricordare che, sempre in quegli anni, in occasione della grande alluvione, abbiamo trasformato il tempio in un dormitorio, abbiamo messo un televisore sul pulpito e abbiamo accolto, fornendo loro anche i pasti, un gruppo di ex tossicodipendenti inviatoci dal Comune di Canelli dove svolgevano attività di volontariato.
Inoltre pare che, in tutta la provincia di Asti, siamo stati gli unici ad ospitare due famiglie cossovare fuggite dalla guerra trovando per loro anche un lavoro. Già avevamo dato ospitalità ad una famiglia di albanesi in difficoltà.
E’ bello pensare che, nel suo piccolo, la chiesa di San Marzano O. abbia anticipato in qualche modo il bellissimo e significativo evento di questi giorni.»