(a cura di Paolo Monticone) “La Gancia non è in vendita e tanto meno è a rischio chiusura”. Paolo Fontana, da tre anni amministratore delegato dell’antica e celeberrima casa spumantiera canellese, esordisce così, senza alcun pelo sulla lingua, all’incontro stampa organizzato in ccasione dell’annuale e tradizionale incontro conviviale con i conferitori di uve (680 fedelissimi che hanno rinnovato il contratto con l’azienda per i prossimi cinque anni) nella bella Locanda Gancia di Santo Stefano Belbo dove la cucina è stata curata con l’abituale, eccezionale bravura, da Mariuccia Ferrero del Ristorante San Marco di Canelli.
Un incontro avvenuto nella fase finale – si spera – di un periodo assai travagliato per la Gancia che ha vissuto, a partire dal 2008, anni molto difficili (perdita di importanti quote di fatturato, immagine da ricostruire, scelte strategiche non più rinviabili), e che ora pare intravedere la fine del tunnel con il ritorno ad avere positivi riscontri dal mercato che si sono tradotti in altrettanto positivi effetti economici e di bilancio. Il ritorno all’utile è infatti previsto per la fine del 2013, ma intanto confortanti segnali vengono da una crescita del 30% del fatturato all’estero (soprattutto Russia, Estremo oriente e Stati Uniti) e del 10% sul non facile mercato nazionale.
Rilancio in piena regola, dunque, per un’azienda che è di undici anni più “anziana” dell’unità d’Italia – essendo stata
fondata nel 1850 – e che rivendica da sempre l’introduzione in Italia del metodo classico (meglio noto forse con l’ormai vietato termine “champenois”) con la produzione del primo spumante fermentato in bottiglia che data al 1865. Una ripresa frutto di una sorta di “cura da cavallo” attuata all’arrivo di Paolo Fontana che ha operato una serie di determinanti tagli all’establishment della Gancia, trasferendo poi la direzione commerciale a Milano, considerato il centro maggiormente vocato a far uscire l’azienda dai ristretti confini in cui si era in qualche modo arenata, privilegiando forse più la tradizione che le travolgenti esigenze dei mercati globalizzati. Ultimo drastico intervento quello del totale rinnovo non solo del packaging (nuove bottiglie, nuove etichette, ecc.) ma anche dell’immagine direttamente collegata alla facile identificazione delle diverse tipologie produttive.
“Tutto questo – ha affermato Paolo Fontana, affiancato da Lamberto Vallarino Gancia, non solo erede diretto della famiglia, ma anche – o soprattutto – Presidente di Federvini, di Genius Vini e dell’europeo Comitè du Vin Ceev – ci ha consentito di tenere il timone dritto e da una parte fare la scelta di essere sempre più legati al territorio e dall’altra di aprirci in modo concreto al mondo, cosa che sta dando frutti molto soddisfacenti”.
Un’altra scelta strategica determinante ai fini dei positivi risultati riscontrati nel 2010 e proseguiti, in crescendo, nei primi sei mesi del 2011, è stata quella di concentrare lo sforzo produttivo sul mondo dello Spumante e del Moscato.
“Pur restando nella sfera del mondo Gancia – ha proseguito Fontana – le varie aziende che si sono occupate finora di vino (Tenute dei Vallarino con Tenuta Asinari San Marzano e Ragazzi a Casorzo, Capo Croce in Sicilia n.d.r.) avranno una gestione staccata da quella aziendale tout court in quanto la nostra “mission” è d’ora in avanti solo quella degli spumanti, nelle varie tipologie, diversi livelli qualitativi e prezzi. E proprio il prezzo coerente e il rispetto delle regole del mercato costituisce uno dei tre pilastri della nostra nuova-antica identità. Gli altri due sono il territorio e l’innovazione”.
A proposito di innovazione è da segnalare, per esempio, che nel prossimo Settembre tornerà in primo piano, un marchio storico della Gancia, il Pinot di Pinot, con una nuova veste in tutti i formati e nelle due versioni Brut e Rosè. L’ennesimo tassello rinnovato della linea “bollicine” che si affianca alle decine di prodotti della lunga lista di casa Gancia dove si segnalano le più recenti “novità” come l’Asti Metodo docg metodo classico (prodotto unico e straordinario che si ricollega direttamente alle esperienze produttive di metà ottocento di Carlo Gancia) e l’Alta Langa doc nelle due versioni millesimate 36 e 60 mesi.
“L’Alta Langa – ha affermato Lamberto Vallarino Gancia – è la risposta piemontese al diffondersi di spumanti metodo classico in molte zone d’Italia che non possono certo vantare la tradizione del nostro territorio. Con l’Alta Langa, degustabile a ormai dieci anni ma ancora sostanzialmente poco noto ai consumatori malgrado la suaqualità davvero superiore, abbiamo invece un prodotto in grado di ridare al Piemonte la leadership della produzione anche di spumanti “classici”. Si tratta ora di fare gioco di squadra tra tutte le componenti della filiera anche perché qui ci sono le competenze, il saper fare e soprattutto le persone in grado di rendere unico questo complesso di fattori vincenti tra cui è assolutamente necessario inserire anche tutte le altre eccellenze del territorio. Abbiamo solo bisogno di farlo conoscere di più e meglio, cosa che ancora una volta richiederà l’unione di tutte le forze che lavorano in questo settore”.