Astigiani e albesi uniti in nome del tartufo

I trifulao, da Alba passando per la Valle Belbo sino al nord Astigiano, fanno blocco a difesa della denominazione “Tartufo Bianco del Piemonte o d’Alba” a rischio estinzione.

Il pericolo è reale e non, come spesso accade in questo mondo misterioso e dai contorni molto sfumati, un tatticismo per rimanere sempre defilati. E tra i trifulau di Langa e Monferrato la preoccupazione è palpabile. La denominazione “Tartufo bianco del Piemonte o d’Alba” è presente dal 1970 introdotta dalla legge Salari.

La legge quadro nazionale sulla raccolta è, ora, al vaglio della Commissione Agricoltura della Camera. Della complessa questione se ne stanno occupando l’onorevole calamandranese Massimo Fiorio, vicepresidente della Commissione, e la collega grossetana Monica Faenzi.

Sul tavolo dei due parlamentari il parere espresso dalla filiera nazionale del tartufo voluta dal ministero che, a Bologna, vorrebbe cancellare le denominazioni tartufo bianco del Piemonte e quella di Acqualagna.

 

Un macrocosmo che conta oltre 100 mila cercatori, migliaia di commercianti e molte industrie di trasformazione per un comparto che vale parecchi milioni di euro.

I piemontesi, però, non ci stanno e promettono battaglia.

Il motivo alla base della generica denominazione “Tartufo bianco” che varrebbe per tutto il Magnatum Pico italiano eliminando i riferimenti geografici trova riscontro in un regolamento dell’Ue del 2011 che nel settore di etichettatura e pubblicità degli alimenti vieta più indicazioni geografiche.

Contro la paventata decisione si è schierato l’eurodeputato Alberto Cirio, membro della commissione Agricoltura del Parlamento Europeo. <L’Italia rischia di applicare la normativa europea con più rigore di quanto l’Europa stessa non ci chieda – dice – La legge comunitaria, infatti, prevede come possibilità anche quella di attribuire un nome comune, senza valore di denominazione di origine.

È esattamente il caso del nome “Alba”, che, essendo scritto sul tartufo bianco da 50 anni, rappresenta ormai in tutto il mondo un marchio di qualità, non più di territorio – chiarisce Cirio -. La Francia, ad esempio, ha scelto per legge il nome “tartufo bianco d’Alba” come nome comune e l’Europa non ha avanzato obiezioni. Sarebbe assurdo poterlo utilizzare per i tartufi stranieri e non per quelli italiani>. L’europarlamentare annuncia una presa di posizione diretta.

<Nelle prossime ore invierò una lettera al Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina: l’aggiornamento della legge non può diventare un boomerang. L’Europa non ci chiede di rinunciare al nome “Alba”, per cui è assurdo che l’Italia se lo vieti da sola>.

FOTO – Piercarlo Ferrero, presidente Associazione Trifulau di Canelli