Il Coronavirus ha azzerato il comparto agrituristico

Salta la Pasqua e fioccano le disdette anche per la prossima estate per le quasi 24mila aziende agrituristiche italiane. Niente più vacanze e fine settimana in campagna, stop alle fattorie didattiche ed ai banchetti per matrimoni e comunioni.

Come tutto il Paese – mette in evidenza Lorenzo Morandi, presidente regionale di Agriturist e componente del consiglio nazionale – ci siamo completamente fermati. I nostri agriturismi finora, tra disdette e mancati arrivi, hanno riscontrato perdite di fatturato per oltre 800 milioni di euro, senza contare quelle derivanti dalle fattorie didattiche e della vendita diretta che assommano ad oltre 40 milioni di euro, ma i nostri imprenditori, come tutti gli agricoltori, non sospendono il loro lavoro e, in molti casi, reinventano la loro attività. In tutt’Italia numerosi sono gli operatori che consegnano prodotti dell’azienda agricola e pasti pronti della cucina tipica a domicilio. C’è anche chi fa di più, ospitando medici e infermieri in servizio nelle aree più colpite dal Coronavirus.

La Pasqua e i ponti del 25 aprile e del 1° maggio segnano di solito l’inizio della stagione negli agriturismi italiani. Un comparto che occupa circa 23.991 imprese agrituristiche a livello nazionale (circa 180 aziende agrituristiche provinciali) e nel 2018 ha ospitato 3.432.717 arrivi nel Paese (a livello regionale 177.785 e a livello provinciale di circa 60.000 su un totale di arrivi nel settore turistico in provincia nel 2018 di 327.758 persone) per un totale di 13,4 milioni di presenze negli agriturismi nel 2018 (a livello regionale 424.397 e a livello alessandrino circa 130.000 su un totale di presenze in provincia nel settore turistico di 696.616 unità – fonti Centro Studi Confagricoltura e Osservatorio turistico Regione Piemonte). Con il Coronavirus si è azzerato tutto.

Normalmente – spiega Franco Priarone, presidente di Agriturist Alessandria – lavoriamo cinque/sei mesi a pieno ritmo e in molte regioni si raggiunge il pienone proprio già tra maggio e giugno, con gli ospiti stranieri, che certamente non torneranno presto nel nostro Paese. Non ci sono guadagni, mentre restano i problemi da affrontare, come quello della mancanza di liquidità e del notevole carico di tributi”.

E’ vero che ci sono molte disdette e che non arrivano ancora le prenotazioni per l’estate, però sono assolutamente convinto che, finita l’emergenza della pandemia, la vacanza preferita dagli italiani sarà proprio quella in agriturismo – conclude il presidente di Agriturist provinciale Priarone – Lo dico perché, dal mare alla montagna, passando per le colline, dopo il lungo periodo di quarantena, gli italiani cercheranno spazi aperti e vasti orizzonti. Le nostre aziende propongono un’offerta ricca, mai banale o monotona, che permette di scegliere, secondo i propri gusti e il proprio budget, tra sport, cultura, fattoria didattica, enoturismo, buona cucina, rilassandosi in piena campagna e ‘respirando’ la natura”.