La morte annunciata del Maina

“Ho sempre avuto un particolare rapporto di affetto con la Casa di riposo città di Asti, il Maina, perché è così che gli astigiani, da sempre, la chiamano. Prima per dovere e dopo per una scelta di volontariato, quel luogo è entrato nel mio bagaglio con conoscenze di ospiti, operatori, animatori, ma soprattutto con sensazioni legate ai luoghi: i corridori, le stanze, il teatro e il grande giardino con i suoi maestosi tigli che profumano intensamente durante l’estate. Luoghi pieni di storia e di storie di vita di ognuno di quelle persone che, con ruoli e condizioni diverse, hanno popolato tre secoli di vita di una struttura nobile perché si è sempre occupata dei bisognosi e delle loro fragilità. Certo non era un hotel a quattro stelle, ma nella mia esperienza ho potuto constatare che la maggior parte di coloro che risiedevano là, quel luogo lo chiamavano “Casa”, con tutto quello che significa per ognuno di noi.

Insieme ad alcuni ospiti e ad un instancabile animatrice, noi volontari, alcuni anni fa, abbiamo prodotto un cortometraggio animato grazie all’impegno di donne e uomini del Maina che, insieme ad alcuni bambini, hanno voluto raccontare storie antiche per educare le nuove generazioni ai valori fondanti di una vita povera ma sana e rispettosa dei tempi, dell’ambiente, delle persone.

Ecco, il “rispetto”, non quello mafioso dei picciotti nei confronti del boss, bensì il valore del diritto di scelta della propria vita che deve essere riconosciuto a tutti, indistintamente e in tutte le fasi della nostra esistenza.
Questo rispetto agli ospiti del Maina è stato negato definitivamente e nel silenzio assordante di tutti gli attori coinvolti si è proceduto, prima a negare ripetutamente a ospiti e parenti l’imminente chiusura, e poi a provvedere ad un rovinoso ed intempestivo “sgombero” della struttura, così come definito da parte di un esimio rappresentante istituzionale.

Terminologie di cui speravamo aver perso memoria perché ci riportano a periodi bui della nostra storia recente, ma che purtroppo sono bagaglio culturale, si fa per dire, delle attuali maggioranze politiche che governano i territori e l’intero Paese. Quelle stesse forze politiche che si prodigano in azioni di propaganda rivolte a soddisfare i bisogni dei più deboli e bisognosi, così dicono loro, purché siano di pura razza piemontese e, allo stesso tempo, proprio agli stessi italiani e piemontesi, riservano abbandono e destini infausti.

Alla morte annunciata del Maina, ieri è stato organizzato il funerale con tanto di marcia funebre dove si sono visti carnefici e vittime insieme coinvolti in una sorta di rito laico di espiazione per alcuni e di tardiva denuncia per altri. Nel disinteresse più totale e, forse intenzionale, delle istituzioni regionali, (ma allo stesso tempo presenti, tutti in pompa magna, ad una sorta di pre-inaugurazione del presidio ospedaliero della valle Belbo),
con la presenza della maggioranza del consiglio comunale astigiano, rappresentate dal Sindaco (con tanto di fascia tricolore) e assessori vari, forze di minoranza, rappresentanze sindacali, lavoratrici e lavoratori e comuni cittadini, tutti insieme, hanno convenuto che il Maina ha chiuso definitivamente i battenti, che tutti i responsabili hanno fatto il massimo possibile per evitarlo, che le colpe sono di tanti e che, quindi, nessuno è colpevole!

L’inizio della fine del Maina lo dobbiamo ricercare molti anni or sono e i responsabili, sia attivi che passivi, sono davvero tanti, di qualsiasi sponda politica e ad ogni livello istituzionale, sindacale, imprenditoriale, finanziario e politico. Tutti hanno fatto, oppure si sono astenuti dal fare, del loro meglio per affondarla in tutti gli ambiti. A cominciare dalla nomina di un commissario che entra in gioco quando i debiti sono di centinaia di migliaia di euro e se ne esce quando questi salgono vertiginosamente a quote milionarie.

Proseguendo con scelte gestionali arbitrarie e personalistiche che agevolano ulteriormente il debito dei bilanci, fino ad arrivare ad un evidente percorso programmatico per la svalutazione della struttura propedeutico ad un futuro speculativo a beneficio dei soliti noti.
Si sono susseguiti governi cittadini di sinistra e di destra e negli ultimi cinque anni la situazione è precipitata.

Nonostante gli innumerevoli tavoli di crisi, veri o presunti, le altrettante dichiarazioni di presa in carico della responsabilità in capo alle istituzioni, il futuro del Maina era già scritto da tempo. Il Sindaco che è l’espressione di un voto rappresentato dalle forze politiche di Fratelli d’Italia e Lega ha dimostrato tutta la sua debolezza politica nei confronti degli amministratori regionali, anch’essi rappresentanti degli stessi partiti, nonché esponenti eletti nel territorio astigiano. Il totale disinteresse da parte degli stessi esponenti di centro-destra recentemente eletti al parlamento, il silenzio connivente della banca del territorio e della
rispettiva fondazione, la latitanza dell’imprenditoria locale che avrebbe potuto trovare soluzioni per evitare il disastro annunciato, sono responsabilità evidenti in capo a soggetti e cariche ben precise e la “vergogna” scritta e urlata durante il corteo di ieri porta il nome e cognome di altrettanti esponenti che, per incompetenza, immobilismo e menefreghismo non hanno svolto il loro dovere.

Non c’è giustizia senza verità e non sono sufficienti i distinguo dei sindacati, delle forze di minoranza, della società civile, sin anche le proteste delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno urlato la loro rabbia e la loro disperazione, non solo per aver perso il posto di lavoro ed essere, per la maggior parte, senza alcuna tutela, ma soprattutto per aver assistito alle scene tragiche degli ospiti strappati dai luoghi e dagli affetti che hanno rappresentato la quotidianità nell’ultima parte della loro esistenza.

Io non ci sto! Le promesse fatte al prefetto di Asti in merito alla disponibilità da parte dei rappresentanti politici regionali di sedersi ad un tavolo insieme a chi di competenza nella nostra città, per assicurare un futuro lavorativo a tutti i soggetti coinvolti nella crisi devono avere un seguito immediato e certo. Occorre
trovare soluzioni abitative per le persone che usufruivano del dormitorio e del centro diurno, nonché monitorare costantemente le condizioni psicofisiche degli ospiti trasferiti in altre strutture ed intervenire, anche economicamente, per sopperire a situazioni di particolare disagio e fabbisogno.

Nel caso tutto ciò non avvenisse, tutte le figure istituzionali competenti dovranno rispondere personalmente della loro incapacità, se necessario, anche di fronte alla giustizia ordinaria. Dal punto di vista politico, le forze di opposizione e la società civile hanno il dovere civico di chiedere le immediate dimissioni di Sindaco e assessore alle politiche sociali per la palese inadeguatezza nel ricoprire i ruoli istituzionali.

Non c’è che dire, tutto ben orchestrato e così, con buona probabilità, una parte dell’ex casa di riposo diventerà l’ennesimo contenitore vuoto e degradato. Nell’altra parte, quella buona, potrebbe nascere qualsivoglia attività imprenditoriale, magari un altro centro commerciale oppure un pet shop di cui ne sentiamo davvero l’esigenza in questa città dove tutti hanno uno zoo in casa! Grandi investimenti, edifici nuovi e moderni, il più delle volte, anch’essi contenitori “vuoti”, ma utili per ripulire i proventi di attività criminali legate alla mafia presente più che mai nei nostri territori e che è documentata da autorevoli fonti
di indagini giudiziarie.

Sembra davvero che ci sia un disegno preciso per decretare l’inesorabile degrado di questa città. Non solo strutturale, ma anche e soprattutto, morale ed etico. Una città che ogni giorno dimostra di voler abbandonare i propri cittadini più deboli senza il benché minimo rispetto della loro vita, del lavoro svolto nella comunità e per il bene di essa.” Marco Castaldo

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