Affollata assemblea dei soci della Produttori Moscato a S. Stefano Belbo

PRODUTTORIIn attesa dell’inizio dell’affollata assemblea dei Produttori di Moscato (oltre 110 i soci presenti), che si è svolta giovedì 30 aprile, nella nuova e funzionale Cantina Vallebelbo a S. Stefano Belbo, è stato troppo invitante sentire il polso dei diretti coinvolti.
“Si parlerà del bilancio”, “Visto che non ci sono più le trattenute (variavano attorno ai 7 euro a tonnellata), si cercherà di trovare un modo per sopravvivere”, “Per poter esistere – spiega Mario Borello, uno dei fondatori della Produttori – si proverà il tentativo di autofinanziamento, magari con una bottiglia con l’etichetta e passare nei mercati. Sarebbe una sfida, con risultati incerti! Gli utili? Quando?

Di Zonin? E’ una questione di principio su cui non si deve mai derogare. Comunque la variazione della Doc potrà avvenire solo con il 51% di tutti i produttori. Il che è impossibile, anche perché le matricole sono 4000!
Ma poi, dove sarà il riconoscimento della qualità? Di là da Tanaro, il territorio non è idoneo per il Moscato.
Se apri quella porta, diventerà impossibile chiuderla”.

Intanto al tavolo della presidenza prendono posto: Romano Scagliola, il direttore della Cantina Vallebelbo, Giovanni Satragno, presidente della Produttori, l’enologo Berchio, la mitica segretaria Rossana Baltracchio ed il commercialista Cotto.

Il bilancio viene approvato, la quota associativa è confermata a 5 euro ed è approvata la lista C.D.A dei 28 consiglieri: Balbo Carlo, Balladore Pallieri Alessandro, Barbero Dario, Borello Mario Piero, Bosca Giovanni Pietro, Branda Pietro, Gai sergio, Canaparo Marco, Canaparo Fabrizio, Dabbene Felice, Elegir Pierluigi, Ficani Serena, Grea Dino Giovanni, Ghignone Oscar, Negrino Claudio, Olivieri Mauro, Perrone Maurizio, Piano Francesco, Revello Riccardo, Roffredo Bruno, Saglietti Giovanni, Satragno Giovanni, Scagliola Romano, Spertino Dario, Torrielli Francesco.

Il presidente Satragno, nel suo linguaggio scarno ed efficace:
– ringrazia la Cantina Vallebelbo per l’ospitalità ed annota come alcune cantine, nel corso dell’annata, siano andate male ed altre molto bene come quella della Vallebelbo che il presidente Romano Scagliola ha addirittura trasformata;
– rinnova l’insoddisfazione per l’ultimo accordo della ‘Paritetica’, che definisce di “gestione dilettantistica”: «L’assessore regionale ha sentito il Consorzio e poi ha stabilito il contrario, il deblocage. Noi non vogliamo che ci sia troppo mercato. Quando c’è il mercato, c’è la richiesta. L’ideale sarebbe aumentare il prezzo medio dell’uva e premiare la qualità.
E’ il nostro caso. L’Asti (60 milioni di bottiglie) è al minimo. Ma non va male per l’industria che da 5 milioni di Moscato d’Asti è passata a venderne 20 milioni. Come mai?».

I Sourì. «In merito ai ‘Sourì’, dopo il contributo del primo anno, più nulla. Noi avevamo fatto una proposta: in primis la qualità con le uve più belle per il Moscato d’Asti, sbloccare 100 ettari da mettere nei ‘Sourì”, gratis …».

Zonin. «Ad ottobre c’è stata la sentenza, ma non ci è stata ancora comunicata… Lunedì 4 maggio dovrebbe uscire il processo a Ricagno. Se il processo va… E non sarà Bruxelles a cambiare le Doc, ma i produttori. Noi, per la denominazione chiediamo massima trasparenza.
Commercializzazione. Con un prodotto di alto livello, stiamo provando ad arrivare alla commercializzazione che ci renderebbe autonomi. La strada, però, è in salita».