Nel giorno del suo 64° compleanno, il 7 novembre, abbiamo intervistato il dott. Pier Luigi Bertola, presidente della Ciss (Cooperazione internazionale solidarietà sanitaria) associazione onlus che, in questi giorni, compie ben 18 anni di attività, sorta subito dopo la prima missione umanitaria compiuta da Bertola in Ruanda (settembre 1994, in un orfanatrofio con 1500 bambini, in pieno conflitto) e alcuni giorni dopo la disastrosa alluvione del 5 novembre 1994, a Canelli.
Perché la Ciss?
«Di fronte alle sempre più numerose calamità naturali e a quelle non meno numerose e gravi provocate dall’ignoranza e cattiveria umana, non riuscivo a lamentarmene, restando con le mani in mano. Ed ecco la Ciss, associazione di volontariato onlus, con codice fiscale 91009530055 (per donazioni, Banco Popolare filiale di Canelli codice Iban: IT56S0503447300000000020452».
In che si qualifica la Ciss?
«Nel reperire materiale sanitario usato e non (ambulanze e apparecchiature sanitarie), farmaci (in alcuni casi,sono acquistati in loco), computer. Il tutto viene trasportato direttamente, in furgone, ad ospedali od enti sanitari di paesi bisognosi, in guerra o colpiti da calamità naturali».
Chi prende parte alle missioni a quali compiti si sottopone?
«Le regole del nostro statuto sono molto rigide a cominciare dal fatto che chi viene con noi si autofinanzia in tutto (vitto e alloggio) e divide le spese per benzina-autostrada; accetta l’autoregolamentazione che esclude il vino e la birra; la velocità di guida non deve mai superare gli 80 km (per motivi di sicurezza e non essere costretti a pagare personalmente le multe); per ragioni di sicurezza, non si guida di notte, dalle 19 alle 6, nel deserto o nelle zone pericolose; in autostrada, di notte, due persone si alternano alla guida per 4 ore, permettendo così 4 ore di sonno agli altri. Le spese a carico della Ciss consistono nel noleggio del furgone, nelle tasse doganali o cauzioni (ingenti), benzina, autostrada e permessi vari per il trasporto del carico, eventualmente anche via mare. Di certo i nostri viaggi non sono come quelli della Overland o della Franco Rosso. Le regole, i rischi, le difficoltà dei nostri viaggi si conoscono già alla partenza. Le abbiamo sempre superate con calma e grande armonia fra noi».
Quali missioni ha già operato la Ciss?
«Siamo stati due volte in Ruanda (nel 1994 e nel 95-97, durante i conflitti), in Burundi, Bosnia e Kossovo (durante il conflitto), Libano (2005-07), Armenia, Bielorussia, Nicaragua, Brasile, Albania, Macedonia, Georgia (2 volte), Sudan (2 volte), Eritrea, Mauritania, Senegal e Malì». Quando, dove e con chi, la prossima missione? «Con me, giovedì 12 gennaio, da Genova si imbarcheranno il farmacista Bruno Fantozzi (esperto di simili imprese), il dott. Marzio Gandini (ematologo) e il geometra Pier Gabrile Riccio. Una bella squadra. Due giorni di navigazione e saremo a Tangeri (Marocco). Porteremo una bella ambulanza (una A1 con impianto ossigeno – Fiat Ducato del 1995 – 2000 c/c – revisionata – a benzina) in Guinea all’ospedale di Labé, a 300 km dalla capitale Conakry (10milioni di abitanti), dove fisseremo la base, dai Salesiani, nel cui cortile sistemeremo le nostre tende, l’ambulanza e il materiale sanitario. Per consegnare il materiale dovremo percorrere gli ultimi 300 km dei 7.200 del percorso, su strada sterrata con alcuni fiumi da guadare. Rientreremo il 2 febbraio.»
Farai un salto a Dakar (Senegal) a trovare la piccola Adjia?
«Spero proprio di riuscire a mantenere l’impegno assunto con la famiglia di Adjia che quest’estate abbiamo avuto qui a Canelli, con noi, dopo la felice operazione per malformazione congenita al cuore di Adjia, eseguita, con tanta maestria al Gaslini. Mi dicono che si sia ripresa molto bene. Metterò in pratica il mio mestiere».