Siamo ormai alla settimana conclusiva del Giro d’Italia 2020, che straordinariamente è stato collocato dal 3 ottobre al 25 ottobre con partenza da Palermo e arrivo a Milano.
Venerdì prossimo il giro farà tappa ad Asti con partenza da Morbegno, mentre sabato partirà da Alba per giungere al colle del Sestriere, dopo aver sconfinato in Francia e scalato prima il Colle dell’Agnello, l’Isoard e il Colle del Monginevro.
Morbegno, cittadina dinamica, è a buon diritto considerata la “porta della Valtellina”: qualsiasi itinerario nel territorio della più importante valle lombarda non può che partire da qui.
Le peculiarità del suo ambiente la rendono un’attrattiva per ogni tipo di turismo: alpino, culturale, artistico ed enogastronomico. Paradiso per alpinisti, sciatori ed escursionisti, culla dell’arte culinaria valtellinese, Morbegno, oltre ad essere la sede ospitante la Mostra del Bitto, il famoso formaggio ottenuto da latte fresco lavorato in estate nelle malghe di alta montagna – è anche un borgo ricco di storia e di tradizioni. Si contrappone Asti all’insegna del motto: Città del Vino e del Palio, di Vittorio Alfieri, di Paolo Conte e del Diavolo Rosso Giovanni Gerbi, il più forte ciclista italiano dell’inizio del XX secolo e anche il primo italiano a partecipare al Tour de France nel 1904. (Partecipò anche a 9 giri d’Italia, salendo sul terzo gradino del podio nel 1911).
La tappa di Asti, 253 chilometri, è la più lunga della 103 edizione del Giro; adatta ai velocisti, arriverà in piazza Alfieri, lo scrigno più bello della città monferrina, per la quinta volta sede di tappa. La prima fu nel 1935, la Cuneo-Asti di km 91, sedicesima tappa vinta da Giuseppe Olmo, poi nel 1960 la Sestri Levante-Asti di km 180, undicesima tappa dove si impose il velocista belga Rik Van Looy, nel 1963, la La Spezia-Asti di km 225, decima tappa dove sulla pista in terra dello stadio comunale vinse Vito Taccone e nel 2003 la Salice Terme Asti di km 130, diciassettesima tappa vince il velocista italiano Alessandro Petacchi sul traguardo di via Torchio.
Finora i 4 piemontesi (sono partiti 176 corridori, di cui 48 italiani) che partecipano hanno ottenuto buoni risultati, incominciando da Filippo Ganna, dorsale 164, classe 1996, residente a Vignone, sulle alture del Verbano. Vincitore della prima tappa a Palermo, dove indossava la maglia rosa essendo vincitore della cronometro, ha poi vinto la tappa in solitaria a Camigliatello Silano, e nuovamente la cronometro Conegliano – Valdobbiadene scrivendo la storia: nessun italiano, negli ultimi 30 anni, aveva vinto due cronometro nella stessa edizione della corsa rosa.
In classifica si trova al 71 posto e precede di due posizioni il “nostro” Matteo Sobrero di Montelupo Albese, classe 1997, dorsale 156, al primo anno di professionismo, che è giunto settimo a Palermo e undicesimo nella seconda tappa a cronometro, secondo italiano dopo Ganna. Jacopo Mosca, di Osasco(To), classe 1993 dorsale 196, in classifica al 28 esimo posto dimostra di essere un corridore regolare e precede di due posizioni il trentenne torinese Fabio Felline, numero 24, protagonista in parecchie tappe che cerca di coronare il sogno di tornare ad alzare la braccia al cielo sotto lo striscione d’arrivo. “L’ultima volta che ho sorriso – dice Felline – è stato nel 2017”. Paolo Cavaglià