L’on. Fiorio: la salvezza della filiera corta alimentare negli ospedali potrebbe arrivare dall’Europa

Onorevole FIORIO MASSIMOIl salvataggio della filiera corta alimentare negli ospedali di Asti e Nizza potrebbe arrivare dai protocolli europei sugli Acquisti Verdi o GPP (Green Public Procurement) definiti dalla Commissione europea come “l’approccio in base al quale le amministrazioni pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale”. L’ipotesi è stata avanzata ieri pomeriggio, in Commissione Agricoltura, dal vicepresidente Massimo Fiorio e discussa con il ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo.

“Nell’ottica di valorizzare le produzioni del territorio – spiega il deputato astigiano – le disposizioni sulla Green Economy consentono la possibilità, anche sopra la soglia di 200 mila euro, di indire gare rivolte alle realtà locali se queste rappresentano una soluzione di risparmio sui costi. In questo modo non sarebbe necessaria la deroga alla normativa sulla “spending review”.
Restano da approfondire, nello specifico, i meccanismi sui bandi di gara degli “appalti verdi”: “Ci sono già – indica Fiorio – alcune realtà italiane impegnate su questo fronte: nelle prossime settimane mi farò promotore di un incontro, ad Asti, con i loro rappresentanti per poter entrare nel merito della questione”.   

Nell’audizione con il ministro, Fiorio ha sottolineato la necessità che non vada dispersa la positiva esperienza che l’Asl AT ha avviato, negli ultimi cinque anni, con il Progetto 2Q (qualità quotidiana), basato sull’utilizzo di prodotti agricoli a km zero e stagionali per la preparazione giornaliera di circa 1700 pasti destinati ai pazienti degli ospedali di Asti e Nizza e ai dipendenti Asl che pranzano in mensa.
“Il progetto – ricorda il deputato del Pd – aveva una doppia valenza: da un lato contribuire a combattere la malnutrizione ospedaliera e dall’altro ridurre gli avanzi di cibo utilizzando in cucina prodotti del territorio. I risultati sono stati positivi: la percentuale media di scarto è risultata del 19,5% contro il 40% riportato in letteratura”.

Il consumo di prodotti freschi ha determinato riflessi positivi sull’alimentazione del paziente: quelli stagionali sono sicuramente più ricchi di micronutrienti e antiossidanti rispetto alle merci che vengono da più lontano.
Riguardo al rischio malnutrizione, la percentuale tra i 3135 pazienti ricoverati, oggetto di uno specifico screening attuato tra aprile e settembre 2009, è risultata essere del 22% contro un dato, ampiamente diffuso negli ospedali italiani, del 54%. Merito del lavoro che, da anni, la Struttura di Dietetica e Nutrizione Clinica del Cardinal Massaia attua sui soggetti malnutriti (non necessariamente ricoverati, almeno in una prima fase) con azioni mirate. Dei 3135 pazienti, 555 sono stati presi in carico dagli medici specialisti con positivi risultati (mantenimento del peso costante o suo aumento).   

“E’ importante sottolineare – indica Fiorio – che un paziente ben alimentato reagisce meglio alle cure mediche e sta meno in ospedale: una giornata di ricovero costa al sistema sanitario circa 800 euro”.
Ma ci sono altri vantaggi significativi ottenuti attraverso il Progetto 2Q. “Per esempio – ricorda Fiorio, che nelle ultime settimane è stato promotore e primo firmatario di una mozione alla Camera contro lo spreco alimentare – il contenimento dei costi di acquisto e il sostegno all’economia locale: su una spesa di quasi due milioni di euro di derrate alimentari, un milione restava nell’Astigiano e il restante era ripartito tra il Piemonte e il resto d’Italia”.

Il numero dei fornitori si è ampliato, salendo fino a quaranta (prima si contavano sulle dita di una mano). Negli anni, numerosi coltivatori diretti, avendo la garanzia del ritiro del prodotto una o più volte alla settimana, hanno investito risorse per potenziare la produzione. “Dobbiamo evitare – conclude Fiorio – che adesso vengano penalizzati: un rischio che l’economia astigiana, già pesantemente colpita dalla crisi, non può permettersi”.