Sui lavoratori stagionali, la Caritas di Canelli interviene

RICCABONE CLAUDIOA proposito di accoglienza dei lavoratori stagionali, Claudio Riccabone della Caritas di Canelli scrive: «Grazie alla recente approvazione della Legge Regionale n. 12 del 13 giugno scorso, –  – si sarebbero potute aprire prospettive finalmente positive per un’accoglienza dignitosa del lavoratori stagionali, in prevalenza stranieri, che popolano le nostre zone, durante i periodi di maggior richiesta di manodopera nei vigneti.

Questo il significato dell’intervento dell’assessore regionale all’Agricoltura Giorgio Ferrero, durante l’incontro organizzato nel Comune di Canelli dalla Caritas di Canelli, Coop. CrescereInsieme onlus e Coop. Agricola Sociale Maramao, il 25 luglio scorso.

All’incontro del 25 luglio scorso con Giorgio Ferrero hanno partecipato rappresentanti del volontariato, del mondo dei produttori di Moscato, delle cooperative sociali e di quelle agricole, del sindacato e delle organizzazioni di categoria, curiosi di valutare, dalla diretta fonte dell’Assessore, quali fossero le reali possibilità offerte dalla novità normativa.

La legge costituisce infatti uno strumento che permette ai coltivatori diretti ed agli imprenditori agricoli professionali, fatto salvo il rispetto delle vigenti normative igienico-sanitarie, di allestire locali (anche non abitativi) per l’accoglienza temporanea dei salariati agricoli stagionali. Inoltre, la legge avrebbe potuto coprire spese fino a 25.000 euro per quei comuni che, da soli o in convenzione con associazioni ed enti di varia natura, avessero organizzato campi o strutture temporanee di accoglienza, per periodi complessivi fino a 180 giorni all’anno.

Dico “avrebbe potuto” perché, grazie alla ben nota posizione intransigente del sindaco di Canelli, Marco Gabusi, le possibilità fornite dalla legge, a Canelli non saranno attuabili: nel corso dell’incontro del 25 luglio infatti, il sindaco ha ribadito per l’ennesima volta, che egli non ha alcuna intenzione di consentire l’apertura di un centro temporaneo di accoglienza dei braccianti agricoli, sul territorio canellese, ancorché gestito dal volontariato associato (Caritas – Canelli Solidale) e finanziato dalla Regione.

Secondo quello che è ormai diventato il suo refrain più comune, i soldi destinati dalla Regione a questo scopo, sarebbero meglio spesi in “telecamere di sicurezza, prevenzione e repressione”. A fronte delle novità normative, resta incomprensibile tale rigidezza, considerata l’ormai evidente ineluttabilità del fenomeno del bracciantato agricolo stagionale, nelle aree a vocazione agricola di tutto il Piemonte, considerata anche la modestia dei numeri (forse un centinaio di persone, in tutto il canellese, che non trovano alloggio “regolare”, a fronte degli oltre 1000 che operano complessivamente durante il periodo della vendemmia).

La posizione del sindaco, che nega come il ricorso agli stagionali in agricoltura costituisca una situazione ormai ordinaria e necessaria per le nostre aree, risulta giustificabile solo facendo ricorso a categorie ideologiche e populiste, che credo arrechino un danno di immagine enorme per il nostro territorio e per il nostro prodotto principale. Di più, l’assenza di un punto di riferimento comune per l’accoglienza, favorisce indubbiamente il proliferare delle situazioni di lavoro “grigio” o “nero”, quando non del vero e proprio caporalato.

Il rifiuto del sindaco impedisce di fatto anche alle associazioni come la nostra, di poter affrontare il periodo con la certezza di risorse adeguate; ancora una volta, le poche risorse di cui dispone la nostra associazione (provenienti esclusivamente da donazioni di privati ed enti privati e destinate a sostenere le situazioni di difficoltà e di povertà estrema presenti a Canelli), debbono essere utilizzate per gestire un servizio di dormitorio, per lavoratori che operano nella nostra filiera produttiva, contribuendo alla creazione del reddito di molti, che evidentemente preferiscono però non curarsi del fatto che alcuni di questi operai, in assenza di alternative, sono costretti a nascondersi nei boschi, in riva al Belbo o in qualche rudere abbandonato.

Evidentemente, sul piano pratico la Caritas di Canelli proseguirà come ha sempre fatto, offrendo tutte le sue modeste possibilità per fornire un ricovero adeguato a persone che giungono fin qua, per legittimamente sperare di guadagnare qualcosa con cui tirare avanti nei loro paesi d’origine.

Non possiamo però esimerci dal denunciare l’assurdità di questa situazione, che lascia ancora una volta solo al volontariato associato ed alla buona volontà di alcuni cittadini, il pesante onere di garantire un tetto ai molti che lo chiedono, purtroppo solo fino “ad esaurimento dei posti disponibili”!
Ci appelliamo quindi a tutti gli enti ed organizzazioni, tra cui quelli che hanno partecipato all’incontro del 25 luglio scorso, perché si sentano coinvolti a condividere con noi, sia in termini di sostegno economico che di presenza personale, le attività di accoglienza del Centro.»

Il dormitorio del Centro aprirà il 29 settembre e funzionerà con le modalità di sempre: apertura ore 19, accesso docce anche x esterni, fino alle 21. Chiusura alle 22,30. Uscita al mattino, entro le 8.