Giovedì sera, 16 marzo, si sono incontrati, alle 19,30, a Canelli, 500 macedoni che hanno invaso la Sala delle Stelle ad approfondire la motivazione dell’evento ben evidenziato dalla fondatrice dell’associazione culturale Ponte di Pietra ed organizzatrice dell’iniziativa, Ilona Zaharieva: «Sentiamo il dovere di esprimere la nostra vicinanza e il nostro sostegno alla Macedonia. Anche se non viviamo più lì (siamo 500mila in diaspora), in Macedonia, noi tutti abbiamo le famiglie, gli amici, le proprietà, le ossa dei nostri antenati e, un giorno, anche le nostre riposeranno lì.
Ci siamo incontrati, senza un particolare colore politico, per avere un governo stabile ed un paese unito. Vogliamo contribuire ad una protesta simbolica e ad una vicinanza al nostro paese, la Macedonia, che sta attraversando una forte instabilità, senza un governo, con partiti di maggioranza che fomentano l’instabilità politica, divisioni etniche e pericolose mire secessionistiche. Siamo contro ogni spaccatura. Il nostro Paese ha una storia e una cultura ricchissime, proprio grazie alla diversità. Le difficoltà le dobbiamo superare restando uniti».
La folta schiera ha poi partecipato, in strada, alla protesta simbolica, in sintonia con le principali città europee come Ginevra, Londra, Vienna, Berlino, Stoccarda, Parigi.
Al canto dell’inno nazionale e di tanti motivi popolari, con bandiere giallo rosso (simbolo dell’unità nazionale), manifesti e slogan favorevoli all’unità macedone “per la Macedonia unita”, si è poi trasferita nella piazza centrale.
In seguito, alla signora Ilona Zaharieva abbiamo rivolto alcune domande.
Come mai dalle colline della valle Belbo si sono versati a Canelli così tanti immigrati balcanici, molti già con cittadinanza italiana?
«A Canelli risiedono 1200 macedoni che formano la comunità macedone più numerosa e significativa d’Italia».
Perché da 30 giorni esiste questo movimento internazionale di solidarietà per la Macedonia?
«A dicembre 2016, in Macedonia si sono svolte le votazioni anticipate dei 2 milioni di residenti, che hanno portato alla elezione di 49 deputati dell’opposizione, 51 della maggioranza e 20 deputati albanesi (l’etnia albanese rappresenta il 15% della popolazione, secondo le tessere sanitarie). Per comporre un governo occorrerebbe la partecipazione dei parlamentari albanesi che però dovrebbero rinunciare alla Piattaforma stesa e sottoscritta a Tirana (anche dal Premier albanese), rinunciare al cambio dei simboli e dell’inno nazionale e, in particolare, al bilinguismo in un territorio dove la popolazione, dalle molte etnie e ceppi linguistici, convive con albanesi, serbi, turchi, ron e bosniaci, da sempre».
A che punto sono i rapporti della Macedonia con l’Europa?
«La comunità internazionale non ha condannato la Piattaforma di Tirana e continua, dopo 25 anni dall’indipendenza, ad interferire negli affari interni del Paese tramite vari ‘esperti’ ed ambasciatori. Da 12 anni siamo invitati a negoziare per l’entrata nell’UE e come membri della Nato. Finora abbiamo ricevuto tantissime scuse, mentre i nostri soldati vanno nelle missioni Nato e difendiamo i confini dell’Ue nella crisi dei rifugiati. E, noi nel cuore della civiltà, non possiamo ancora usare il nome di “Repubblica della Macedonia”».
http://www.lintellettualedissidente.it/esteri-3/linfinita-crisi-macedone/